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IL CASO
10 Maggio 2024 - 07:00
Cambio al vertice della Fondazione Crt
I consiglieri della Fondazione Crt stanno attendendo il verdetto del Mef che potrebbe decidere sostanzialmente due cose, posticipare la nomina di un nuovo presidente, prevista per il 21 maggio, oppure commissariare la Fondazione. Ipotesi quest’ultima, che fa di certo tremare i polsi ai 22 componenti del consiglio d’indirizzo. Dopo la sfiducia al segretario Varese, e le dimissioni del presidente Palenzona, a seguito del misterioso “patto occulto” che deve ancora essere chiarito.
«Non auspico il commissariamento, la volontà di tutti è sicuramente di poter proseguire» ha sottolineato il presidente ad interim, ossia temporaneo, Maurizio Irrera, intervistato da Radiocor a Milano. «Non so quali sarebbero gli effetti di un commissariamento, né mi interessa saperli, ma credo che nella mia funzione io debba collaborare con l’Autorità di vigilanza fornendo le informazioni che ci chiede, in modo pieno e trasparente».
Una chiusura del cerchio avvenuta con l’entrata dell’ultima consigliera, Patrizia Polliotto, presidente del comitato regionale dell’Unione Nazionale Consumatori, e moglie del notaio Aldo Scarabosio, ex parlamentare di Forza Italia e legatissimo a Guido Crosetto. La sua candidatura, votata all’unanimità «in una riunione molto serena e amichevole» dovrà essere cooptata nella prossima riunione, in calendario il 14 maggio.
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Nel frattempo si sta delineando l’identikit del futuro presidente. I nomi sul tavolo sono parecchi. Uno dei più accreditati sembra essere Anna Maria Poggi, ordinaria di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Torino, componente del comitato di gestione della Compagnia di San Paolo nel quadriennio 2016-2020. Ma tra i papabili rispunta anche il nome dell’ex presidente della Fondazione, Giovanni Quaglia, soppiantato da Palenzona ma certamente più conciliate tra le varie parti.
«Ci vuole una persona che abbia connessioni a tutti i livelli, che abbia consenso in tutti i settori» spiega Polliotto. «Credo che la cifra del futuro presidente - aggiunge - debbano essere le correlazioni interne al consiglio e le giuste conoscenze esterne. Una sfida non facile considerando che abbiamo un sindaco Pd e un presidente di Regione di centro destra».
Il consigliere d’indirizzo della Fondazione, Giampiero Leo, vede invece a capo del quartier generale di via XX Settembre: «una persona indipendente, autorevole, con capacità amministrative e politiche, nel senso più alto del termine. Caratteristiche non certo semplici». Sul “patto occulto” Leo è categorico: «Nessuno si è accorto che esistesse» e se la prende con gli ex consiglieri che chiedevano dei chiarimenti: «Sono molto colpito dalla convinzione granitica di queste persone senza portare le prove. Non si facciano processi alle intenzioni come all’epoca di Robespierre» ha sottolineato l’ex assessore regionale alla Cultura nella giunta di centro destra guidata da Ghigo tra il 1995 e il 2005. «Il ministro Giorgetti vedrà tutte le carte è poi deciderà il dà farsi. Per quanto mi riguarda non ho alcun problema a essere interrogato». Sul commissariamento Leo è scettico: «Ciò vorrebbe dire commissionare il Piemonte e sarebbe una sciagura. Vista la situazione già complessa in Liguria».
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