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La storia

Le armi dei rapinatori? Le testate e il cane: «Dammi tutto o te lo lancio contro»

Arrestati dai carabinieri, i due banditi hanno patteggiato una pena di 2 anni (sospesa con la condizionale)

Le armi dei rapinatori? Le testate e il cane: «Dammi tutto o te lo lancio contro»

Foto di repertorio

Una delle vittime si è presa una testata sulla nuca, l’altra ha rischiato di essere azzannata dal cane dei rapinatori: «Dammi la giacca, altrimenti ti lancio contro il cane. Una parola e ti salta addosso» gli hanno urlato prima di portargli via il giubbotto, le cuffie e una collana. Ma il “momento di gloria” dei due banditi è durato poco: i carabinieri della Compagnia San Carlo li hanno rintracciati poco dopo e li hanno portati in carcere con l’accusa di rapina. E venerdì mattina hanno patteggiato una condanna a due anni di carcere (pena sospesa con la condizionale).

I protagonisti della vicenda sono un 20enne e un 20enne, assistiti dagli avvocato Alberto Bosio e Sheila Foti. I due, entrambi di origine marocchina, erano stati arrestati in flagranza la notte del 20 aprile. In compagnia di un terzo nordafricano, avevano preso di mira le (poche) persone che trovavano in giro alle 3 di notte in Barriera di Milano: prima hanno strappato la collana a un 44enne cubano che si trovava in un locale di via Reggio. Poi, per evitare che un testimone li bloccasse, uno di loro gli ha tirato una testata alla nuca. Pochi minuti dopo hanno preso di mira un loro connazionale in via Modena, al grido di «questo ce lo facciamo». Lo hanno detto in arabo, la loro vittima li ha capiti e ha risposto a tono nella speranza di farli desistere. Al contrario, loro gli hanno urlato di consegnare tutto, altrimenti gli avrebbero aizzato contro il cane (che per fortuna aveva la museruola). «Ricordo che uno ha messo la gamba tra le mie per bloccarmi» ha spiegato ai carabinieri la vittima, un 25enne residente poco distante. Che ha poi chiamato i carabinieri, arrivati nel giro di pochi minuti. E sono stati altrettanto veloci nel trovare i rapinatori, ancora in giro fra corso Palermo e via Bologna. E uno dei due marocchini aveva ancora addosso la collana portata via al cubano: l’aveva nascosta in una delle due scarpe.

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