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L'inchiesta
19 Luglio 2024 - 10:30
La disattenzione degli educatori, forse il mancato stop dei treni in transito a pochi passi dalla comunità. Ma anche quel varco nella recinzione che delimita i binari e il passato di fughe del piccolo Andrian Revenco, a partire da quella che lo ha portato sul tram 9 e ha spinto il Tribunale dei minori ad affidarlo alla comunità Mafalda di Borgo Revel, a Verolengo: era la sera del 15 gennaio e ora, dopo sei mesi di indagini su tutti questi aspetti, la Procura di Ivrea ha iscritto due persone nel registro degli indagati per la morte del bimbo di 9 anni, che tutti chiamavano Andrei. Sono due educatrici della comunità dove il ragazzino era ospiti da qualche settimana.


Era il tardo pomeriggio del 15 gennaio scorso quando Andrian si era allontanato dalla struttura di piazza Beato Cottolengo, che si trova a pochi metri dai binari della ferrovia Chivasso-Alessandria. Poi dopo un paio d’ore dalla scomparsa, il macchinista di un treno diretto ad Alessandria aveva notato la presenza di un corpo lungo la massicciata. E lo ha segnalato ai carabinieri, che nel frattempo erano stati allertati per le ricerche: era il bambino scappato poco prima, forse travolto e ucciso da un treno passato poco prima.
Il reato contestato alle educatrici, assistite dall'avvocato Emanuela Trimarchi, è quello di «abbandono di minori». Ora gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Elena Parato, potrà analizzare i telefonini e i pc in uso alle due donne: bisognerà approfondire quei circa 40 minuti trascorsi fra la fuga di Andrian e il suo probabile investimento. Gli educatori lo avrebbero visto uscire intorno alle 17 e lo avrebbero rincorso senza riuscire a raggiungerlo.
Ora sotto la lente degli inquirenti ci sono sms, chiamate e messaggi vocali prima e dopo l’allontanamento di Andrian, uscito dalla Comunità durante l’ora della merenda. Verrà analizzata anche una chat del paese dove era stato diramato l’allarme per far scattare le ricerche.
«In un caso come questo, soprattutto, si tratta di un atto dovuto e di garanzia - commenta Mauro Maurino, uno dei soci della cooperativa Insieme che gestisce la comunità di Verolengo - Sapevamo che ci sarebbero stati degli indagati perché, in una vicenda del genere, è giusto che si capisca cosa sia successo. Noi avevamo fatto un'inchiesta interna e le procedure seguite rispettavano quelle dei protocolli da utilizzare nei confronti di bambini che presentano comportamenti fuori dalla norma». Questo è il caso, visti i precedenti di Andrian: aveva già tentato la fuga più volte. Non si poteva impedire che capitasse ancora? «Noi dobbiamo sempre cercare che i bambini si facciano male, qui non siamo riusciti a evitarlo ma ci abbiamo provato in tutti i modi. L'alternativa sarebbe stato legarlo: gli avremmo salvato la vita ma non sarebbe stato corretto».
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