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emergenza droga

Pane, olio e cellulari in cambio del crack: l'ultimo business dei tossici

Una banda compie furti nei negozi a Torino sud, poi la merce viene venduta per comprare lo stupefacente

Nelle immagini, alcuni oggetti rubati vengono rivenduti. Il bottino serve a ricavare i soldi per la droga

Nelle immagini, alcuni oggetti rubati vengono rivenduti. Il bottino serve a ricavare i soldi per la droga

Il gruppo è capeggiato da donne, tutte residenti in zona. Nadia, una signora magrissima con problemi di tossicodipendenza, che va sempre a passeggio col suo cane. E poi Silvia, che invece indossa un cappellino. Sarebbero loro ad avere messo insieme la banda che ormai è diventata il terrore dei negozi dell’area attorno a piazza Bengasi, a sud di via Nizza e in corso Maroncelli. Un gruppo che ruba nei negozi e poi va a rivendere la merce. Per comprarsi la droga. Eccolo servito, l’ultimo business dei tossici.

I furti nei negozi
Pane, olio, tonno, in generale cibi a lunga scadenza, conservati in scatola o sottovuoto. Ma anche piccoli oggetti di tecnologia come auricolari e, in alcuni casi, anche telefoni cellulari. La banda colpisce in zona Lingotto e ha alcune mete “preferite”: l’Unieuro tra corso Maroncelli e via Canelli, il supermercato Crai di via Nizza, ma anche piccoli negozi che vendono generi alimentari. Per i colpi si utilizzano borse schermate che eludono i dispositivi anti-taccheggio e non fanno suonare gli allarmi. E infatti le placche anti-taccheggio vengono ritrovate fuori dai punti vendita, a volte pure ammassate una sull’altra. «Furti? Ne subiamo. A volte cogliamo sul fatto i ladri e li cacciamo», ammettono i dipendenti dell’Unieuro di via Canelli. Pochi giorni fa, hanno mandato fuori dallo store Silvia, una della banda, che avrebbe tentato di acquistare una macchinetta del caffè con un bancomat risultato rubato. Sul posto è arrivata la polizia, che ha preso possesso delle telecamere di videosorveglianza.

Il “mercatino”
Dopo i furti, si passa alla seconda fase: la rivendita. Cibo e oggetti hi-tech venduti a basso costo in cambio di droga. Crack o cocaina. Una compravendita che non ha orari precisi, ma i ben informati parlano di un “mercatino” che si svolgerebbe la domenica mattina in piazza Bengasi, per piazzare la mercanzia provento di furto. E così, i tossici ricavano i soldi necessari per acquistare le dosi di cui hanno bisogno. In un video si vede Nadia rovistare dentro una borsa. E’ in compagnia di un uomo, probabilmente un complice di cui si serve per smerciare gli oggetti. Dal sacchetto spunta fuori un telefono. Uno smartphone, sembra uno di quelli di ultima generazione. Quasi certamente sarà uno dei pezzi più pregiati al “mercatino” e la sua vendita potrà finanziare la droga che la donna, e gli altri membri della banda, cercano con insistenza.

Residenti “detective”
Un business che non si ferma, quello dei furti per il crack e la cocaina. E che ha messo in allerta i commercianti di zona. I residenti, dal canto loro, cercano di dare una mano. Raccogliendo foto e filmati che poi inviano ai negozi e ai centri commerciali per metterli in guardia da certi “soggetti”. Mesi fa, diversi inquilini, attraverso i loro amministratori di condominio, si erano alleati facendo un esposto collettivo alla questura e al Comune, denunciando lo spaccio e l’illegalità nell’area. Che di recente viene sempre più fatta oggetto di blitz da parte di polizia e carabinieri. Anche l’assessore alla Sicurezza, Marco Porcedda, pochi giorni dopo la sua nomina, aveva fatto una perlustrazione nel territorio, accompagnato dalla Circoscrizione 8 e scortato dagli agenti di polizia. «La situazione sembrava migliorata - racconta Marco Vinardi del negozio Piediluna, presidente dell’associazione commercianti Nuova Nizza Bengasi - ma in agosto ci sono stati meno passaggi delle forze dell’ordine e i furti sono di nuovo aumentati».

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