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CARCERI
09 Settembre 2024 - 21:00
Letizia mostra la lettera scritta dal blocco femminile
"Questi magazzini di corpi stanno per esplodere. Non c'è più tempo". Continua la protesta delle 57 detenute del blocco femminile nel carcere Lorusso e Cutugno dove le donne hanno cominciato cinque giorni fa uno sciopero della fame. Tra i motivi della protesta ci sono le condizioni dell'edificio e il sovraffollamento del penitenziario: 1.500 detenuti a fronte di una capienza di 1.000 posti circa. Una nuova lettera è stata scritta e spedita alla dirigente del carcere, la dottoressa Elena Lombardi Vallauri, e ai garanti delle persone detenute Monica Gallo e Bruno Mellano, al provveditore e al Tribunale di Sorveglianza di Torino.
Nella lettera, scritta a mano e firmata dalle ristrette del padiglione F, si legge a proposito dello sciopero: "Tale iniziativa ha lo scopo di richiamare più attenzione possibile sulle condizioni detentive affinché venga concessa la liberazione anticipata speciale di 75 giorni e/o qualsiasi misura concreta ed immediata che riduca il sovraffollamento".
Sul tema risponde Marco Viglino, magistrato e presidente del Tribunale di Sorveglianza di Torino: "Al momento non esiste una modifica sulla legge che riguarda la liberazione anticipata, ad oggi ferma alla norma che prevede 45 giorni". La liberazione anticipata consiste in uno scomputo di 45 giorni dal totale della pena detentiva per ogni semestre di pena scontata. Lo scopo è incentivare la buona condotta e il reinserimento nella società, premiando il detenuto che abbia tenuto una condotta meritevole e contrastando il sovraffollamento delle carceri. Sulla protesta del braccio femminile, Viglino illustra come una manifestazione pacifica come quella scelta dalle donne non abbia conseguenze - a differenza delle rivolte. Infine, il magistrato spiega che, data la situazione attuale di sovraffollamento, il Tribunale sta cercando di accettare le istanze relative alle misure alternative (dove possibile). "Quando il ristretto o la ristretta hanno dimostrato di essere in grado di poter terminare la pena fuori dal penitenziario, siamo più che disposti e mai come in questo periodo a valutare misure diverse dalla detenzione in carcere". Sulle condizioni della struttura, i magistrati sono informati: "Ma non compete a noi, purtroppo".
Nel frattempo, nella giornata di ieri, ci sono stati nuovi disordini al Lorusso e Cutugno: un detenuto ha aggredito e ferito un ispettore e un agente della polizia penitenziaria. A quanto pare, l'uomo ha dato in escandescenza quando gli è stato negato di andare a trovare un amico in una sezione vicina: ha lanciato uno sgabello contro il cancello della sezione e poi ha affrontato il personale di servizio utilizzando un bastone rudimentale. Poi ha cercato di colpirli ancora, questa volta utilizzando il carrello del vitto. Lì la colluttazione con gli agenti di polizia penitenziaria, dove ha spinto in terra un ispettore e preso a calci sul viso un agente: il poliziotto è stato portato al Maria Vittoria e alle dimissioni gli sono stati dati cinque giorni di prognosi.
"La situazione nel carcere di Torino è totalmente fuori controllo. Il personale di polizia penitenziaria in servizio al Lorusso e Cutugno è allo stremo delle forze" dichiara Leo Beneduci, segretario generale di Osapp. Quella di ieri a Torino è la 42esima aggressione del 2024. "E' stato eguagliato in soli 8 mesi il record di un anno fa, 42 aggressioni e 56 feriti" annunciano dal sindacato.
Una condizione, quella del carcere di Torino, che vede in difficoltà tutti: dai detenuti alla polizia penitenziaria, un "Titanic" che affonda. Quotidiani i bollettini che raccontano disordini, rivolte e proteste. "L'unica maniera per contrastare il fenomeno del sovraffollamento è costruire un nuovo penitenziario. Come sindacato di polizia stiamo valutando di realizzare una struttura gestita diversamente, ispirandoci a idee di successo" spiega Luca Pantanella, segretario generale di Fsp e vicepresidente nazionale di Fmpi, da tempo al lavoro sulla progettazione di un carcere che si avvalga della cosiddetta "project financing". Il disegno di Pantanella vede l'impiego dei detenuti stessi al servizio delle aziende, dando loro la possibilità di lavorare - al momento un solo detenuto su tre ne ha la possibilità, nel carcere di Torino - per recuperare un'autonomia e facilitare il reinserimento sociale al termine della pena.
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