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L'indagine

Mano mozzata con un machete: spunta un indagato per la vendetta

Un giovane straniero è stato mutilato perché ha fatto arrestare uno scippatore

Mano mozzata con un machete: spunta un indagato per la vendetta

C’è un indagato per l’aggressione ad Awale Jeuray, il 27enne di origine ghanese che il 10 luglio ha quasi perso la mano sinistra per aver fatto arrestare un ladro. Poi sarebbe scattata la vendetta e il giovane africano sarebbe stato aggredito con un coltello di 30 centimetri, una sorta di machete: il 25enne marocchino Amine Mohammed Nouhas è accusato di lesioni personali aggravate, anche se pare che non sia stato lui a sferrare il colpo. Però risulta l’unico rintracciato dalla polizia, che indaga sull’accaduto, e il 25 settembre si troverà di fronte Jeuray: la vittima dell’aggressione e l’amico che era con lui dovranno confermare se Nouhas c’era quella sera di due mesi fa.

La vicenda, in realtà, ha origine da due giorni prima. Quando il ghanese era intervenuto per fermare un ladro marocchino che aveva strappato la collana a un pensionato, a Porta Palazzo. Poi, la sera del 10 luglio, gli amici dello scippatore hanno reincontrato Awale e uno gli ha praticamente tranciato la mano sinistra con un machete: «Dicevano: “È colpa tua se il nostro amico è in carcere”: volevano vendicarsi - ha raccontato il 27enne agli inquirenti - I medici mi hanno riattaccato la mano e hanno detto che non potrò lavorare per due anni».

Il giovane, ribattezzato “eroe di Porta Palazzo”, è stato poi dimesso dal Maria Vittoria ma al momento resta ancora senza lavoro, senza casa e con il permesso di soggiorno scaduto. Però la polizia ha provato a risalire ai suoi aggressori: così ha rintracciato Nouhas, che è stato anche arrestato ma già scarcerato dal giudice per insufficienza di prove. Anche perché sarebbero stati proprio la vittima e il suo amico ad ammettere che non è stato lui a tagliare la mano di Jeuray con il machete. Il 25 settembre ci sarà comunque l’incidente probatorio, in cui si troveranno insieme in tribunale gli unici i tre personaggi accertati di questa vicenda (alla presenza di giudice, pubblico ministero e dell’avvocato Roberto Doriguzzi Breatta, difensore del 25enne marocchino). La speranza è trovare anche gli altri.

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