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Il caso

I ladri gli tagliano la mano e ora rischia di non potersi curare

Il dramma nel dramma del ragazzo mutilato perché ha fatto arrestare uno scippatore

I ladri gli tagliano la mano e ora rischia di non potersi curare

«Ho parlato con i medici, ad Awale hanno praticamente staccato la mano sinistra - spiega l'avvocato Michele Poté -  gliel’hanno riattaccata in ospedale, ora dovrà fare cure pesanti e fisioterapia. In effetti il video della sua aggressione è impressionante. Il problema è che non ha il permesso di soggiorno».
Si arricchisce di un ulteriore risvolto l’incredibile storia di Awale Jeuray, il 27enne ghanese che si trova ricoverato al Maria Vittoria da dieci giorni. Tutto perché lunedì 8 luglio è intervenuto per fermare un ladro marocchino che aveva strappato la collana a un anziano, a Porta Palazzo. Poi, due giorni dopo, gli amici dello scippatore hanno reincontrato Awale e lo hanno aggredito. Uno ha addirittura tirato fuori un coltellaccio, una sorta di machete, e lo ha colpito alla mano sinistra: «Dicevano che era colpa mia se il loro amico era in carcere: era una vendetta contro di me. Ho perso tantissimo sangue» ripercorre il 27enne dal suo letto al secondo piano del Maria Vittoria (nel reparto di chirurgia plastica).

Quando Jeuray è stato colpito, sono subito arrivate polizia e ambulanza: «Da allora sono qui ricoverato, i medici mi hanno riattaccato la mano e hanno detto che non potrò usarla e lavorare per mesi. Penso che tornerò in Africa a farmi curare e aiutare da mia mamma: magari mi porta da qualche esperto di “medicina nera” e mi fa guarire più in fretta». D’altronde non è detto che Jeuray possa rimanere in Italia: «Ha il permesso di soggiorno scaduto da un anno, in pratica è clandestino - sottolinea Potè, che assiste il ragazzo africano - Ci eravamo visti apposta due ore prima dell’aggressione. Ora il problema è ancora più grave: se non ha i documenti in regola, non può accedere alle cure e alla fisioterapia per ritornare a usare la mano. Faremo richiesta per il permesso Stp, acronimo che sta per Stranieri temporaneamente presenti: così potrà accedere alle cure mediche».
A prescindere da come sarà il suo futuro, il giovane ghanese e il suo avvocato vogliono giustizia: «La polizia è venuta in corso Verona e poi qui in ospedale, ora spero che si impegnino per trovare quei tre - stringe il pugno destro il 27enne - Sono stato fortunato ma non è possibile che, per aiutare una persona, ho rischiato di morire e ho perso l’uso della mano con cui scrivo: io volevo solo fare la cosa giusta». Prosegue Poté: «Speriamo che rendere nota la sua storia dia un’accelerata nella ricerca dei colpevoli e nella pratica per il permesso».

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