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LA PROTESTA

«Pubblicità spacciata per giornalismo», Repubblica in sciopero contro Elkann

Due giorni di assenza dalle edicole in occasione dello “speciale” sulla Tech Week

«Pubblicità spacciata per giornalismo», Repubblica in sciopero contro Elkann

Due giorni senza quotidiano in edicola, essenziali aggiornamenti sul web e nessun commento oltre la “nota” con cui l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti de “la Repubblica” ha deciso di scioperare contro le «ingerenze» dell’editore John Elkann. Obiettivo della protesta creare ripercussioni immediate sulla copertura dell’Italian Tech Week, evento che è stato la “pietra dello scandalo”. Già perché la manifestazione viene organizzata da Vento, branca italiana del fondo di investimento Exor Ventures a cui si affianca Gedi Gruppo Editoriale, non a caso, editore de “la Repubblica”. Tuttavia, la gran parte dei contenuti previsti sul giornale per raccontare l’evento non verrà pubblicata. Perché la ragione della mobilitazione e dello sciopero del giornale, comprensibile solo al termine del racconto, risiede proprio nell’Italian Tech Week. Negli scorsi giorni, infatti, con il quotidiano era uscito in allegato un inserto di cento pagine contenente articoli che, secondo i giornalisti della testata che hanno “incrociato le braccia”, appaiono come reportage giornalistici ma sono in realtà il frutto di contributi economici di diverse aziende. Un finimondo.

«I lettori non saranno consapevoli di leggere articoli che sono stati visionati, corretti, limati e aggiustati da uomini della Exor» sottolinea l’assemblea di redazione. Un fatto che ha scatenato la protesta della redazione che, senza mezzi termini, ha accusato immediatamente l’editore John Elkann e le aziende a lui riconducibili di «ingerenze sull’attività giornalistica». In un comunicato diffuso dal Comitato di redazione de “la Repubblica”, infatti, i giornalisti denunciano «i tentativi di piegare colleghe e colleghi a pratiche lontane da una corretta deontologia e dall’osservanza del contratto nazionale».

La redazione chiede, perciò, che la direzione del quotidiano intervenga per garantire maggiore tutela nell’elaborazione dei contenuti, evidenziando che già in passato era stata votata una sfiducia nei confronti dell’attuale direttore del quotidiano. Nel loro appello, i giornalisti si rivolgono direttamente all’editore John Elkann, chiedendogli di «rispettare la dignità dei professionisti» e il valore del giornale. «La democrazia che ogni giorno difendiamo sulle nostre pagine passa anche dal reciproco rispetto dei ruoli sul posto di lavoro» conclude la “nota” della reazione che, infine, si rivolge anche ai lettori, assicurando di non avere «mai venduto l’anima». E promettendo anche che «non sarà mai disposta a farlo».

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