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Le indagini
03 Ottobre 2024 - 07:00
A sinistra, la Punto rossa oggetto di analisi. A destra, Mara Favro
Si sperava che fosse la svolta delle indagini sulla scomparsa di Mara Favro. Anche perché sulla Fiat Grande Punto usata dal pizzaiolo Cosimo Esposito erano stati trovati un capello di 20 centimetri e tracce biologiche nel baule e sui sedili anteriori. Ma gli accertamenti irripetibili sull’auto sono finiti senza risultati: non c’è stato riscontro tra il Dna trovato a bordo e quello della 51enne sparita nel nulla ormai quasi sette mesi fa. Quindi ora i carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Cesare Parodi, dovranno cercare altre strade per trovare tracce di Mara Favro.
Della donna non si sa più nulla dalla notte tra il 7 e l’8 marzo e ora gli inquirenti indagano per omicidio e occultamento di cadavere. Iscritti nel registro degli indagati ci sono Vincenzo Milione e Cosimo Esposito, rispettivamente titolare ed ex pizzaiolo di “Don Ciccio”, la pizzeria di Chiomonte dove lavorava Favro (Esposito si è trasferito in un’altra regione dopo la scomparsa di Mara). E la donna, residente a Susa, era lì nel locale il 7 marzo, prima di svanire: Milione ha dichiarato che, quella notte, Cosimo Esposito avrebbe preso l’auto per accompagnare Mara a casa. Esposito sostiene il contrario, cioè che sia stata lei a offrirgli un passaggio e quindi non sia mai salita sulla Fiat Grande Punto rossa.
Vincenzo Milione
Di certo c’è che un amico aveva prestato al pizzaiolo quella macchina, poi finita sotto sequestro e a disposizione degli inquirenti in un deposito di Bruzolo. L’ipotesi è che c’entri con la scomparsa: da lì gli accertamenti tecnici irripetibili decisi dal procuratore Parodi e affidati al biologo Paolo Garofano, soprattutto alla luce dei reperti che gli esperti del Ris avevano trovato sull’auto. Capelli, tracce di sangue o di saliva, trovati sui sedili e soprattutto nel bagagliaio, sono finiti sotto il microscopio dell’esperto: l’ipotesi era che fossero di Mara. Quindi si sarebbe avuta la conferma che la donna era salita su quell’auto prima di sparire. Ma il risultato non è stato quello ipotizzato e ora l’inchiesta sulla scomparsa dovrà fare un passo indietro e procedere in altre direzioni: «Siamo soddisfatti e ora restiamo in attesa di altre iniziative da parte della Procura - commenta l’avvocato Elena Emma Piccatti, che difende Esposito - Il mio assistito ha sempre professato la sua innocenza e il risultato di questi accertamenti, al momento, la conferma».
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