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Il caso
26 Novembre 2024 - 07:40
Ogni giorno 15 donne denunciano maltrattamenti, violenza, stalking. Ma anche stupri, che nell’ultimo anno sono aumentati: da 282 a 303, ben 21 in più solo nel territorio di competenza della Procura di Torino. Ognuna di quelle donne vive un incubo e spera che qualcuno faccia giustizia per loro. Ma non sempre capita. Anzi, gli arresti sono molti meno rispetto alle segnalazioni per il cosiddetto “Codice rosso”, la legge che rafforza le tutele per le vittime e dà precedenza a queste indagini. E c’è anche chi riesce a farla franca, come il molestatore seriale del bus 68: dopo che una ragazza lo ha denunciato per violenza sessuale, è venuto fuori che era finito in carcere per un reato identico. Ma è tornato in libertà, ora non si trova e l’inchiesta rischia di essere archiviata.
Soldi e indagini
Il tema del “Codice rosso” è al centro di iniziative e di annunci in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, che cade il 25 novembre di ogni anno. Un giorno è anche l’occasione per fare il punto della situazione sul fenomeno e sulla risposta da parte delle istituzioni: il pool Fasce deboli della Procura torinese ha trattato, nel periodo compreso tra il 20 novembre 2023 e il 20 novembre 2024, ben 4.841 casi di violenza di genera e domestica. Sono 131 in più rispetto ai 4.710 dell’anno precedente, cui vanno aggiunti i circa 900 episodi raccolti dalla Procura di Ivrea. Totale, 5.741 in un anno, circa 478 al mese, oltre 15 ogni giorno (con un aumento di tutte le voci, stupri compresi). Un numero impressionante, che poi ricade su magistrati e investigatori: solo a Torino, per esempio, i carabinieri calcolano 831 denunce quest’anno. Ma gli arresti sono stati molti meno, “solo” 53 (anche perché spesso non ci sono gli estremi).
In questo quadro, ben venga anche il maggiore impegno da parte della Regione, che proprio ieri ha annunciato ricordato la presenza di 21 centri anti violenza, oltre 80 sportelli e 13 case rifugio in Piemonte. Nel 2023, questi centri hanno accolto e supportato 3.912 donne, con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente (a cui è corrisposto dal 2021 al 2023 un incremento di risorse di 789.170 euro vicino al 30%). E per il 2024 la Regione ha stanziato altri 3,3 milioni, tra fondi propri e statali, per sostenere i centri e finanziare ulteriori progetti.
Molestatore sparito
In mezzo a soldi e numeri, restano le vittime di maltrattamenti, botte e stupri. Donne che trovano il coraggio di denunciare ma poi rischiano di non ottenere la giustizia che si aspettano. Come Valentina, 25enne torinese che si è rivolta ai carabinieri dopo l’incontro con un uomo a bordo del bus 68: «Ho sentito qualcosa di duro strusciarsi più volte, poi mi sono spostata e ho visto che aveva il pene fuori dai pantaloni».
La ragazza ha sporto denuncia per violenza sessuale, è partita un’inchiesta, è uscito un articolo su queste pagine. E un lettore ha riconosciuto il molestatore, indicando nome e cognome. Così è emerso che quell’uomo, un 34enne marocchino, era già finito in carcere perché aveva eiaculato sulla gamba di una donna. Sempre sull’autobus, sempre sul 68.
Il pubblico ministero Delia Boschetto, che ha coordinato l’inchiesta, ha cercato a lungo il molestatore. Ma “la sostanziale irreperibilità dell’indagato non consente di eseguire la perquisizione” e di farlo riconoscere alla ragazza. Di conseguenza, “gli elementi in atti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”: per questo, spinta anche dalla riforma Cartabia, la pm ha chiesto l’archiviazione. Cui Valentina, con l’avvocato Raffaela Carena, si è opposta: la sua speranza è che quel molestatore seriale sia consegnato alla giustizia.
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