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Economia & Politica

Trump è presidente (ed è già più ricco): Bitcoin alle stelle, dollaro giù. Ecco perché

Le reazioni dei mercati e la "meme coin" del neoinquilino della Casa Bianca vale 15 miliardi di dollari

Trump è presidente (ed è già più ricco): Bitcoin alle stelle, dollaro giù

Donald Trump ha giurato ed è diventato il 47° presidente degli Stati Uniti d'America. E, più delle emozioni delle persone o delle reazioni politiche, la vera cartina di tornasole è, come sempre, l'economia. Il Bitcoin è volato al suo record storico, superando una soglia che tempo fa sembrava impossibile. Ma anche le altre monete hanno subito scossoni, in particolare il dollaro. Vediamo cosa è successo.

Nella giornata di oggi, lunedì 20 gennaio 2025, prima ancora dell'insediamento alla Casa Bianca del tycoon, il Bitcoin ha raggiunto il massimo storico di 109.241,14 dollari, a dimostrazione del fatto che gli investitori che prevedono una presidenza degli Stati Uniti favorevole al settore delle criptovalute. In particolare, il piano di Donald Trump per una riserva nazionale di bitcoin, che riunirebbe le partecipazioni degli Stati Uniti nella criptovaluta, "sta contribuendo a guidare l'interesse istituzionale e la percezione di bitcoin come oro digitale", spiega John Plassard, analista della banca privata svizzera Mirabaud.

E Trump stesso "batte moneta" (digitale): nella notte tra venerdì e sabato, infatti, ha lanciato la sua moneta "Trump", ossia un token definibile un "memecoin", ossia una criptovaluta senza effettiva utilità economica, ma che diventa un bene speculativo legato alla viralità di un personaggio su Internet (un po' come i Doge di Elon Musk). Lanciati a 7 dollari l'uno, i token del neopresidente sono balzati rapidamente attorno ai 75 dollari (da moltiplicare per 200 milioni di pezzi, ossia una quindicina di miliardi).

Sul fronte valute, il dollaro è sceso dello 0,47% nei confronti dell'euro, a 1,0322 dollari, e dello 0,25% nei confronti della sterlina, a 1,2200 dollari. E anche (-0,15%) nei confronti dello yuan cinese. "La debolezza del dollaro statunitense è stata favorita dalle notizie di colloqui positivi tra il presidente eletto Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping avvenuti alla fine della scorsa settimana", ha affermato Lee Hardman, analista di MUFG.

Colloqui che dovrebbero moderare le aspettative di un aumento del 10% dei dazi doganali sui prodotti importati dalla Cina, già preso di mira durante il primo mandato di Trump. Il presidente eletto intende imporre, a partire da oggi, dazi doganali del 25% su tutti i prodotti provenienti da Messico e Canada, citando la lotta contro l'ingresso di droga e migranti negli Stati Uniti. Tuttavia, una simile politica commerciale, considerata inflazionistica dal mercato, che prevedeva che i tassi di interesse americani sarebbero rimasti elevati, aveva contribuito a far aumentare il valore del biglietto verde.

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