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Il delitto

Giallo sull'omicidio di Barriera di Milano: le impronte sul coltello non sono del killer 16enne

Hamza Moutik è morto il 23 agosto: un ragazzino è in carcere ma non c’è traccia dei complici

Giallo sull'omicidio di Barriera di Milano: le impronte sul coltello non sono del killer 16enne

Lo hanno ucciso con una coltellata al cuore, al termine di un scontro fra bande. Ma chi è stato? Un indiziato c’è, ha 16 anni e ha ammesso di aver tenuto in mano il pugnale. Ma il suo presunto complice è sparito e sul manico dell’arma ci sono impronte di altre persone ancora senza nome: si tinge di giallo l’omicidio di Hamza Moutik, il pusher accoltellato lo scorso 23 agosto, sotto un ponteggio di corso Giulio Cesare 25.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori e confermato anche dal presunto assassino, la sera prima dell’omicidio i due avrebbero fumato e bevuto vodka, poi sarebbero andati insieme in un garage. Qui, alle 5.30, Moutik avrebbe allungato le mani sulle parti intime del 16enne. Che sarebbe scappato, inseguito dallo spacciatore. I due si sono poi reincontrati il venerdì: c’erano anche altre persone ma, a sentire il ragazzino, non si trattava di una spedizione punitiva. Di certo qualcuno ha tirato fuori un coltello: il 16enne assicura che non fosse suo e che non volesse colpire il connazionale. «Me l’hanno messo in mano ma è stato lui a venirmi contro - è la difesa del presunto killer - Poi l’ho passato ad altri».

All’accoltellamento era sicuramente presente un 19enne, anche lui marocchino, interrogato in questura la sera dei fatti e poi accusato di concorso in omicidio volontario. Quando aveva già fatto perdere le sue tracce, tanto che non ha mai incontrato l’avvocato nominato d’ufficio per assisterlo, Felice Cellino. Invece il 16enne è scappato in Marocco il giorno dopo l’omicidio ma è tornato in Italia il mercoledì su consiglio dei genitori: è stato fermato a Malpensa ed è finito in carcere. «Ha sostanzialmente ammesso l’accaduto ed è molto dispiaciuto. Ma sono necessari altri approfondimenti» sosteneva subito dopo il fermo il suo avvocato, Enrico Scolari del foro di Ivrea.

Infatti le indagini sono ancora in corso: i pubblici ministeri Vitina Pinto (Procura dei minori) e Alessandro Aghemo (Procura ordinaria) hanno affidato l’autopsia al medico legale Fabrizio Bison, che ha attribuito la morte di Moutik alla coltellata inferta al cuore. Il biologo genetista Paolo Garofano e il chimico dattiloscopico Oscar Ghizzoni, invece, hanno ricevuto l’incarico di analizzare il coltello e le macchie di sangue presenti sulla scena del delitto. Il “problema” è che hanno trovato impronte di persone diverse rispetto ai due indagati. E non si sa chi siano.

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