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L'allarme
31 Gennaio 2025 - 07:25
Ci sono i pensionati che hanno investito i loro risparmi e i direttori di banca che si sono fatti fregare proprio nel loro campo: «E alla fine vengono da noi, disperati - esordisce Assunta Esposito, dirigente della polizia postale del Piemonte - È triste, ormai riceviamo una media di una denuncia di truffa online al giorno».
A far paura sono soprattutto i casi legati alle criptovalute, quei Bitcoin che avrebbero spinto al suicidio il chivassese Alessandro Argentini. Un fenomeno dai contorni enormi, nel numero e nelle cifre: «Ha avuto una grande crescita ed è sempre più rilevante, con un allarme sociale sull’entità del danno: non è l’e-commerce, dove si parla di poche centinaia di euro. Qui arriviamo al milione».
Com’è possibile che tanta gente ci caschi e spenda i risparmi di una vita? «I truffatori riescono a essere molto accattivanti con un investimento iniziale basso, 250 euro, e guadagni altissimi: nessuna banca offre il 30% di ricavi in due settimane. Poi mostrano prospetti e grafici sull’andamento positivo dell’investimento, che è solo sulla carta. E accreditano piccole somme, salvo accampare scuse quando si chiede l’importo totale. Intanto molti si fidano e finiscono in queste spirali pericolose». Chi sono questi truffatori? «Organizzazioni criminali con ruoli ben definiti, che portano i soldi all’estero con bonifici e “muli” - risponde Esposito -. Così, per noi, è più difficile raggiungerli: servono rogatorie internazionali che hanno tempi lunghi. Spesso arriviamo quando il denaro non c’è già più, soprattutto con le criptovalute che si “polverizzano” rapidamente».
Spesso, come riferisce la dirigente della polizia, sono anche le vittime a complicare le indagini: «Si vergognano o non vogliono credere di essere stati truffati. Quindi continuano e ci cascano più volte. E arrivano da noi quando è troppo tardi». Ha consigli per non cascare in queste truffe? «Bisogna verificare che il soggetto sia autorizzato e affidabile, cercando “recensioni” e visitando i siti di Consob e Banca d’Italia. Non conviene credere agli studi di recupero crediti, possibili seconde trappole, e diffidare di guadagni troppo facili: in questi casi vale il detto “troppo bello per essere vero”. E attenzione alle app a controllo remoto, con cui i malfattori si offrono per aiutare chi non è capace o per intervenire durante le “fluttuazioni notturne”: è come dare le chiavi di casa ai ladri».
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