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Il caso

Askatasuna, ora le chiavi sono un giallo: i primi intrusi a sei giorni dalla consegna

Il retroscena negli atti comunali: gli occupanti sono usciti e rientrati subito dopo

Askatasuna, ora le chiavi sono un giallo: i primi intrusi a sei giorni dalla consegna

Primo sopralluogo il 15 febbraio, con la consegna delle chiavi ai proponenti del Patto di collaborazione. E il 21 c’erano già i primi intrusi: è tutto nero su bianco negli atti pubblici del Comune sulla concessione dell’immobile di corso Regina Margherita 47, quello che da trent’anni ospita il centro sociale Askatasuna. E che ora ritornato al centro delle polemiche dopo la “scoperta” delle luci accese all’interno: per questo due consiglieri comunali, Enzo Liardo e Ferrante De Benedictis, presenteranno un esposto in Procura.

Ma la verità è che il problema delle intrusioni è vecchio di un anno esatto: andando a ritroso, il 30 gennaio la Giunta dà il via libera al Patto di collaborazione con il gruppo informale composta da Ugo Zamburru, Max Casacci (musicista dei Subsonica), Rosa Lupano, Loredana Sancin ed Elisa Turro. Obiettivo, trasformare piano terra e giardino in un “bene comune” e liberare il resto del palazzo occupato, soprattutto per questioni di sicurezza (su questo c’è già un’inchiesta in Procura). Due settimane dopo, proponenti e tecnici della Città fanno un sopralluogo, chiudono gli ingressi e consegnano le chiavi a Zamburru. Ma già sei giorni dopo, il 21 febbraio, la Questura nota che ci sono degli occupanti e lo segnala al Comune. Che, a sua volta, scrive al gruppo dei proponenti «invitando gli stessi a ripristinare le condizioni di disponibilità, pena la sospensione del percorso». Il 6 marzo 2024 ci sarà poi un secondo sopralluogo nello stabile, risultato nuovamente «libero da persone». Per questo il Patto è andato avanti e, come annunciato dal sindaco Stefano Lo Russo, procede. Nonostante gli occupanti siano tornati.

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