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Il caso
30 Marzo 2025 - 06:50
Niente caschi. E guai a portare in tribunale «parrucche, maschere, coriandoli e stelle filanti»: sono le regole che il procuratore generale Lucia Musti ha imposto in vista delle 11 di domani, quando è prevista la sentenza del processo a carico di 28 militanti del centro sociale Askatasuna (di cui 16 accusati di associazione per delinquere). Per loro il pubblico ministero Manuela Pedrotta ha chiesto condanne per 88 anni complessivi di carcere mentre lo Stato vuole un risarcimento di 6 milioni e 800 mila euro per le spese sostenute in Valsusa.
Musti ha firmato martedì questo decreto “anti Aska”, poi pubblicato sul sito della Procura generale per annunciare le «misure per garantire lo svolgimento dell’attività giudiziaria». Anche perché Askatasuna ha annunciato un presidio fuori dal tribunale a partire dalle 10 di domani. E che una eventuale condanna degli imputati potrebbe provocare problemi di ordine pubblico dentro e fuori il tribunale: da qui l’idea di “blindarlo”, in aggiunta al presidio di agenti della Digos e dei Reparti mobili.
Il decreto del procuratore fissa cinque regole: «In tribunale non possono entrare persone con misure di prevenzione; gli utenti occasionali non possono portare caschi all’interno; non sono permessi apparecchi di registrazione e diffusione (giornalisti esclusi), coriandoli, stelle filanti, megafoni, maschere e parrucche; verrà identificato chiunque voglia assistere all’udienza; l’accesso all’aula sarà consentito fino al raggiungimento della capienza massima di 54 persone».
Ieri, intanto, un gruppo di “Sì Tav” guidati da Mino Giachino si è presentato davanti alla storica sede di Askatasuna, in corso Regina Margherita 47.
«Provocatoriamente abbiamo deciso di avviare da lì la campagna di sensibilizzazione a favore della Tav - spiegare il fondatore del movimento Sì Tav ed esponente di Fratelli d’Italia, di cui è il responsabile regionale Trasporti - Andremo nei mercati di Torino e della Valsusa per spiegare perché è un’opera fondamentale e ricordare che non è vero che i No Tav rappresentano il popolo. Lo rappresenta il Parlamento, che ben due volte ha ribadito quanto sia strategica quell’opera. E contrastarla significa allungare i tempi e far lievitare i costi».
La provocazione di ieri è stata subito “notata”, come riferisce ancora Giachino: «Alcuni militanti di Askatasuna sono usciti dal centro sociale per insultarci, a dimostrazione che è abitato e che sono tutt’altro che democratici. L’ho segnalato anche al sindaco Stefano Lo Russo per ricordargli chi sono le persone con cui sta cercando di fare un accordo».
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