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IN MANETTE
04 Aprile 2025 - 08:32
Dopo minacce, botte, speronamenti e mazzate sulle auto, erano scoppiati gli incendi di San Valentino: otto veicoli bruciati in via Bologna, un camper a fuoco in corso Taranto 130 con dentro una donna e la sua bambina di 6 anni. Per questo doppio tentato omicidio del 14 febbraio, ora i carabinieri hanno arrestato Tahir Sulejmanovic.
Il 42enne, fratello della signora e zio della piccola, è accusato di aver appiccato il rogo insieme ad altre due persone non ancora rintracciate. I reati contestati sono proprio concorso in tentato omicidio aggravato e in porto di bottiglie incendiarie.
I carabinieri del Nucleo investigativo di Torino hanno ricostruito come gli incendi della notte fra il 14 e il 15 febbraio, fra corso Taranto 130 e via Bologna 267, sono solo gli ultimi atti di una guerra che va avanti da mesi. Guerra che riguarda due rami della famiglia Sulejmanovic, uno di casa in via Bologna 265-267 e l’altro in corso Taranto (tutti quartieri popolari, da cui alcuni sono stati sgomberati proprio nei giorni scorsi).
La prima scintilla della faida è la rissa scoppiata il giovedì precedente, durante una festa di matrimonio in un ristorante romeno di via Massari: «Si sposava nostro figlio - ci spiegavano Tahir Sulejmanovic e la moglie davanti ai palazzoni popolari di via Bologna 267 - Nostro cognato Carlo è venuto a chiederci mille euro. Ci ha detto che, altrimenti, avrebbe rapito nostro figlio e ci avrebbe chiesto il riscatto».
Di fronte al rifiuto, è scoppiata la rissa fra i parenti. Poi, dopo bottigliate in testa e e un posacenere in faccia, sono scattati gli speronamenti in via Massari e in via Bologna 267. Quindi, a quanto risulta, Carlo Sulejmanovic è andato al San Giovanni Bosco per farsi medicare ma ha finito per aggredire i poliziotti, che poi lo hanno arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Poi, a quanto pare, è subito tornato in libertà: «Venerdì è venuto con i figli a minacciarci con coltelli e pistole» riporta ancora il “ramo” Sulejmanovic di via Bologna.
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Tra qui e via Cravero si sono ripetute le scene da Far West, con botte, speronamenti e vetri delle auto rotti a mazzate (con un bus 18 di Gtt danneggiato). Poi c'è stata la molotov scagliata contro il camper parcheggiato in corso Taranto 130, seguita dall'incendio in via Bologna: «È stato mio fratello, ha tentato di uccidere me e mia figlia» accusa Ilda Sulejmanovic. Perché? «Per la rissa al matrimonio e quello che è successo dopo con mio marito. Ci avevano già minacciati».
Ma le indagini vanno avanti, nella speranza di trovare testimoni che abbiano visto il tentato omicidio e si facciano avanti per confermare quanto successo. Nei giorni scorsi, intanto, i carabinieri hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto di Tahir Sulejmanovic disposto dal pubblico ministero che sta coordinando le indagini, Giuseppe Drammis. Poi il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato il fermo perché, secondo lui, non c'è rischio che Sulejmanovic scappi e si renda irreperibile. Però ha disposto comunque la misura cautelare in carcere.
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