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L'accusa
14 Aprile 2025 - 22:40
Biglietti omaggio per traghetti verso Sicilia e Sardegna, accesso illimitato a ristoranti e lounge di bordo, privilegi riservati a magistrati, alti funzionari delle prefetture e forze dell’ordine. Tutto senza spendere un euro. Ma ora l’inchiesta esplosa a Genova rischia di trasformarsi in un terremoto giudiziario di portata nazionale.
A fornire quei biglietti – secondo gli investigatori – sarebbe stata la compagnia Tirrenia-Cin, già nel mirino della procura per frode nelle pubbliche forniture legata alla gestione dei fondi ministeriali per la continuità territoriale marittima. E proprio da quell’indagine ambientale del 2023, partita per verificare lo stato dei motori e delle emissioni delle navi della compagnia, è emerso un secondo filone, ben più insidioso: una rete di presunti favoritismi in cambio di viaggi di lusso gratis.
Sarebbero almeno quaranta le persone indagate per corruzione, tra cui magistrati, dirigenti pubblici e ufficiali della Marina. La Guardia di Finanza, durante le indagini, ha individuato numerosi nomi riconducibili a passeggeri che avrebbero viaggiato ripetutamente su rotte Tirrenia senza pagare, usufruendo di carte gold o biglietti omaggio completi di servizi extra a bordo.
“Abbiamo fornito gli atti a diverse procure competenti”, spiegano fonti investigative. Alcuni documenti sono stati già trasmessi a Torino, dove verranno approfondite le posizioni di due magistrati liguri. Sebbene non siano ancora stati accertati scambi di favori concreti, agli indagati viene già contestato il reato di corruzione, vista la natura del vantaggio ricevuto.
Nel frattempo, mercoledì cominceranno gli interrogatori dei 13 indagati coinvolti nel primo filone d’inchiesta, che vede al centro dirigenti di Tirrenia-Cin e figure di vertice delle Capitanerie di porto. Il pubblico ministero Walter Cotugno ha già chiesto due arresti domiciliari, 11 interdittive e ottenuto il sequestro preventivo di tre traghetti, per un valore complessivo di oltre 64 milioni di euro.
Le accuse, a vario titolo, vanno dalla frode al falso, fino alla corruzione. Tra gli indagati di spicco figurano nomi di peso del panorama militare italiano: Gianfranco Annunziata, contrammiraglio ed ex capo ufficio al Ministero della Difesa; Pier Federico Bisconti, ammiraglio in pensione ed ex vicedirettore nazionale degli armamenti; Filippo Giovanni Maria Marini, attuale comandante della Capitaneria di porto di Venezia. Con loro, anche una lunga lista di ufficiali operativi in diversi porti italiani. Tra gli indagati compare anche Achille Onorato, amministratore delegato di Moby e figlio dell’armatore Vincenzo Onorato (non indagato).
L’inchiesta, che all’inizio si concentrava su irregolarità ambientali – motori manomessi, pezzi di ricambio non conformi, documenti falsificati – si sta ora ampliando verso una possibile rete di scambi illeciti tra la compagnia e uomini delle istituzioni. Un caso delicatissimo che mette in discussione la trasparenza dei rapporti tra pubblico e privato, con il mare come palcoscenico di un nuovo scandalo nazionale.
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