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Il colloquio
18 Aprile 2025 - 06:50
«In 24 ore è sceso il triplo della pioggia normalmente prevista nel mese di aprile».
Il meteorologo del Tg3 Piemonte, Andrea Vuolo, motiva così quello è successo in queste ore nella provincia di Torino e nel resto del Piemonte: «È stata una perturbazione molto intensa ma era stata più “eccezionale” in altre occasioni, come nel ‘94, nel 2000 e 2020. Qui il problema è che è caduta una quantità di pioggia enorme in meno di 48 ore: su molte zone si tratta uno dei più forti del decennio, con accumuli mai registrati in un giorno solo nell’ultimo secolo».
Vuolo parla di picchi complessivi di 500 millimetri in 24 ore, cioè «il triplo della media prevista nel mese di aprile in quelle zone». Ma poteva andare peggio: «È andata bene che la quota neve si è mantenuta veramente bassa, con nevicata a Chatillon e ad Aosta città. È un particolare che ha dato una grossa mano nel Canavese perché la precipitazione “solida” rimane ferma e non va ad alimentare fiumi e torrenti».
Ma non si può fare nulla per evitare danni e disagi? «Un episodio del genere, se fosse capitato 20-30 anni fa, avrebbe avuto ricadute ancora peggiori. Nel corso dei decenni si sono eseguiti molti lavori per rinforzare gli argini, per esempio. E anche le allerte sono migliorate. Il problema è il cambiamento climatico: il mar Mediterraneo ha 3-4 gradi di temperatura superficiale in più, che provocano un eccesso di vapore acqueo in atmosfera: è un 30-40 che rafforza le perturbazioni e rende più probabile le piogge». Con il risultato che, già all’inizio della primavera, capitano temporali forti come quelli di giugno, agosto e ottobre.
«L’atmosfera ha tanta “energia” e la scarica così» sentenzia il meteorologo. Quindi ci si deve rassegnare a questi eventi atmosferici così violenti? «No, bisogna sapersi adattare e capire che il nostro clima sta cambiando. E anche più in fretta di quanto ci aspettassimo. Bisogna seguire le buone pratiche di “auto protezione”, informandosi e seguendo le indicazioni degli enti preposti». I quali devono potenziare le contromisure ma anche migliorare la modalità di comunicazione: «Nell’alluvione del 2000 si comunicava con il fax, ora servono messaggi istantanei per veicolare le informazioni: in questi giorni tanti cittadini hanno scritto a me per chiedere spiegazioni. Le istituzioni usino meno tecnicismi mentre gli utenti devono acculturarsi per potersi proteggere».
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