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Chiesa
22 Aprile 2025 - 13:00
Il cardinale Roberto Repole
E ora la Chiesa guarda avanti. I tempi prescritti per la sepoltura e quelli per la convocazione del Conclave non sono perentori. Sarà il cardinale Camerlengo, lo statunitense di origini irlandesi Kevin Farrell a decidere le date esatte. «I funerali saranno celebrati entro sette giorni dalla morte di Francesco e il Conclave comincerà tra i 15 e i 20 giorni a partire dalla stessa data», spiegano fonti della sala stampa vaticana. Nel frattempo a Farrel spetteranno i compiti di governo ordinario della Chiesa e la convocazione delle congregazioni generali. Queste ultime rappresentano una fase determinante nella preparazione del Conclave. Sono le riunioni alle quali partecipano sia i 138 cardinali elettori (man mano che raggiungono Roma), ma anche gli over 80 e nelle quali si discute del futuro della Chiesa e si individua una rosa di possibili candidati alla soglia di Pietro. La prima convocazione è prevista per oggi in una salone adiacente l’aula Paolo VI e proseguiranno fino alla celebrazione della messa solenne che precederà il Conclave. Ma esse non sono le sole adunanze nelle quali le eminenze cercano il “Papa ideale”. Ben di più si fa nelle segrete stanze vaticane, o meglio, in quelle poco fuori le Mura Leonine, in un palazzo dove vivono abitualmente i cardinali di curia.
È un edificio di 5 piani con due portoni di entrata sorvegliati notte e giorno, non solo dai custodi della struttura, ma anche da agenti in borghese della Gendarmeria vaticana e da personale dell’Esercito italiano. Il quel palazzo abitava papa Ratzinger quando ancora era cardinale e ora vivono una ventina di porporati tra i più influenti, compreso Gianfranco Ravasi, italiano e uno dei grandi tessitori. E, proprio proprio su proposta di Ravasi, il candidato italiano più accreditato, sarebbe Roberto Repole, arcivescovo di Torino, uno dei pochi capaci di mediare tra le due fronde del Sacro Collegio: quella progressista e l’altra, conservatrice e tradizionalista. Il Conclave si gioca lì, nel confronto - scontro tra le due “anime” della Chiesa. La prima, più numerosa, ma divisa al suo interno, è quella progressista. Potrebbe esprimere il nuovo Pontefice, ma le divisioni rendono difficile questa possibilità. Più uniti i tradizionalisti che, però, non possono contare su numeri significativi. A questo punto, come accaduto nel Conclave che elesse Paolo VI, è possibile una scelta di mediazione e qui spunta l’ipotesi di un Papa italiano.
Sostanzialmente i nomi sono tre: il cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi, il segretario di Stato Pietro Parolin e, appunto, Roberto Repole. Ci sono poi altre ipotesi, alcune suggestive, come quella dell’elezione di un pontefice che non sia cardinale, ma la cui fama di santità viene riconosciuta dall’intero Sacro Collegio. Una cosa è certa, allo stato dei fatti sia l’ala progressista che quella conservatirice sono d’accordo su una cosa, evitare «condizionamenti che provengono dall’esterno» e che sarebbe di natura politica. Ci sono cardinali che piacciono a Trump, altri più graditi a Putin e, ancora, porporati che, se eletti papi, permetterebbero al governo cinese di continuare a nominare vescovi, ingerendo direttamente nella Chiesa di Roma.
Il peso di tali condizionamenti, «la paura di un Papa imposto dall’esterno», potrebbe fare da collante tra i due schieramenti e portare all’elezione di un pontefice “politico e diplomatico” di transizione. Ma non tutti la pensano così, spiega un segretario di nunziatura, un italiano a Roma in questi giorni, ma in servizio in America Latina: «La Chiesa deve tornare ad essere “Trionfante”, ci vuole un pastore forte e giovane capace di parlare al cuore dei popoli, piuttosto che ai loro governanti». Insomma, un altro Karol Wojtyla.
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