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Il caso
02 Maggio 2025 - 21:05
Il braccio di ferro tra il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e l'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani, si fa sempre più teso. Al centro del duello istituzionale c'è il censimento degli autovelox, richiesto dal Mit per sbloccare il decreto promesso, ma secondo Salvini ancora insufficiente. Di tutt'altro avviso è il presidente dell'Anci Gaetano Manfredi, che rivendica di aver già fornito tutti i dati richiesti. Intanto, sullo sfondo, migliaia di multe rischiano di essere annullate, in un clima di incertezza normativa che ha il sapore dell'emergenza.
Il punto di frizione è la mappatura dei dispositivi di rilevazione della velocità: quanti sono, dove sono, e soprattutto se sono omologati o semplicemente approvati. Nella prima missiva ufficiale, il vicepremier ha chiesto all'Anci un censimento dettagliato e completo, condizione necessaria per far partire il decreto autovelox, arenato da mesi.
L'associazione dei sindaci ha replicato fornendo percentuali precise, ma la risposta non ha convinto il ministero, che pretende cifre assolute, inequivocabili e corredate da una geolocalizzazione dettagliata. In serata, l'Anci ha ribadito la validità della ricognizione, spiegando che i dati provengono da un campione rappresentativo di 1000 Comuni italiani.
Ma mentre lo scambio epistolare tra le istituzioni si infiamma, il decreto promesso dal ministero non arriva. E il vuoto normativo comincia a pesare. A gettare benzina sul fuoco è stata una recente sentenza della Cassazione, che ha tracciato una linea netta: le sanzioni elevate con dispositivi non omologati — seppur approvati — possono essere annullate. La distinzione, apparentemente tecnica, ha effetti devastanti. In mancanza di una norma chiara, migliaia di multe potrebbero essere invalidate.
C'è poi una scadenza che incombe. Il decreto del 2024 ha fissato regole severe: tutti gli autovelox, per restare attivi, dovranno essere presegnalati con cartelli visibili tra uno e quattro chilometri prima del rilevamento, tarati ogni anno e accompagnati da certificazioni. Ma c'è un ostacolo: tutto ciò sarà valido solo per i dispositivi omologati. Chi non lo è, rischia lo spegnimento forzato. E la data fatidica è vicina: il 12 giugno.
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