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L'inchiesta
06 Maggio 2025 - 05:40
La Squadra mobile ha identificato tutti i partecipanti alla rissa che ha portato all’omicidio di Mamoud Diane. Ma non ha ancora fermato nessuno perché non è chiaro chi sia stato ad accoltellare il 19enne della Costa d’Avorio, in via Monte Rosa, la notte fra venerdì e sabato: servirà probabilmente la tecnologia a dare un volto all’assassino. Soprattutto grazie alle analisi delle telecamere pubbliche e private: gli investigatori stanno mettendo insieme le immagini per “montare il film” della rissa e dell’omicidio, in modo da attribuire in modo chiaro le responsabilità delle pugnalate (le prime di una sequenza continuata sabato e domenica, con altre due persone accoltellate).
Gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Francesco La Rosa, sono riusciti a ricostruire quasi tutto l’evento: prima, l’arrivo del 19enne per provare a saldare il suo debito di droga con lo spacciatore; poi la rissa; infine la coltellata che lo ha ucciso. Ma resta da capire chi l’abbia inferta fra i presenti, identificati e sentiti come persone informate sui fatti (compreso un ragazzo ferito, che non ha raccontato praticamente nulla per paura di ritorsioni). Ed è qui che entra in gioco la tecnologia, un po’ com’era stato per il lancio della bici ai Murazzi: in quel caso i carabinieri avevano usato a fini positivi il Grande Fratello che ci circonda, analizzando 120 telecamere di videosorveglianza.
Circa 360 ore di filmati passati al setaccio, frame dopo frame, con tecnologie che ricordano quelle dei telefilm “Csi”, prima per trovare chi aveva lanciato la bicicletta che ha mandato in coma Mauro Glorioso e poi per dare un nome a quei volti giovanissimi. Un viaggio nel tempo, un “pedinamento virtuale” che nel caso della baby gang dei Murazzi è cominciato dall’ultimo bicchiere, bevuto alle 23.53 in un locale di lungo Po Cadorna ed è terminato all’1.49 in un punto di distributori automatici di via Chiesa della Salute, dove i cinque si sono lasciati andare a giochi e baci appassionati.
Ora la Squadra mobile sta facendo lo stesso con le persone presenti alla rissa e poi all’omicidio, ricreando un film a ritroso che copra tutte le fasi della serata del delitto. L’obiettivo è abbinare volti e abiti a movimenti e azioni, anche grazie a “Sari”, il sistema di riconoscimento facciale che permette di comparare i frame delle videocamere di sorveglianza alle immagini contenute nella banca dati delle forze di polizia.
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