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Aggiornamento Guerra
11 Maggio 2025 - 08:50
Sabato pomeriggio India e Pakistan hanno annunciato un accordo per il cessate il fuoco, dopo quattro giorni di violenti scontri armati nella contesa regione del Kashmir e in altre aree di confine. La tregua, mediata dagli Stati Uniti con il diretto coinvolgimento del segretario di Stato Marco Rubio e ufficializzata anche dal presidente Donald Trump attraverso il social Truth, è arrivata dopo intense pressioni diplomatiche da parte di Washington e Pechino.
L’accordo è stato confermato dal ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar e dal sottosegretario agli Esteri indiano Vikram Misri. Tuttavia, la tregua appare già precaria: secondo quanto riferito dall’agenzia Reuters, nella serata di sabato sono state segnalate esplosioni e droni in volo a Srinagar e Jammu, due centri del Kashmir indiano. Si tratta, a tutti gli effetti, di una possibile violazione del cessate il fuoco, la cui origine è al centro di nuove accuse reciproche.
Il governo indiano ha puntato il dito contro il Pakistan, accusandolo di non rispettare l’intesa. Islamabad, invece, ha respinto ogni responsabilità, ribadendo il proprio impegno per la pace. Le versioni delle due parti su quanto avvenuto restano profondamente divergenti anche in merito ai danni subiti e al numero delle vittime, tanto tra i militari quanto tra i civili.
La crisi tra i due paesi, entrambi potenze nucleari, è riesplosa martedì sera, quando l’India ha lanciato un attacco missilistico contro il territorio pakistano e contro la parte del Kashmir controllata da Islamabad, provocando almeno 20 morti. Secondo Nuova Delhi si trattava di una ritorsione per l’attentato del 22 aprile a Pahalgam, compiuto da un gruppo islamista che l’India accusa essere sostenuto dal Pakistan, accusa però respinta da Islamabad.
Nei giorni successivi si è assistito a un rapido intensificarsi degli scontri: bombardamenti incrociati sulla linea di confine, missili, raid aerei e l’abbattimento, secondo il Pakistan, di cinque jet da guerra indiani. La notte di venerdì ha segnato un ulteriore salto di livello con attacchi missilistici indiani contro tre basi militari pakistane — Nour Khan, Mourid e Chorkot — con un bilancio di almeno 13 civili uccisi, secondo fonti di Islamabad. In risposta, il Pakistan ha bombardato obiettivi militari nel nord-ovest indiano.
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