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La storia
13 Maggio 2025 - 21:36
Centosessanta scalini, ottanta in discesa e poi ottanta in salita. Quattro piani con il suocero sulla schiena, solo per consentirgli di prendere una boccata d'aria. È quello che Santi - cinquantunenne di origini albanesi - è costretto a fare ogni giorno, in attesa che finalmente la sua pratica di richiesta di casa popolare si acceleri, dopo uno stallo di quasi sei mesi. Il motivo è la mancanza - fino a ieri - di un pezzo di carta dalla Romania che confermasse quello che è evidente a occhio nudo: che suo suocero la gamba sinistra non l’ha più da ben 24 anni. Nel frattempo, da qui a fine mese, rischia di rimanere senza la sua casa di via Gioberti 26, insieme alla moglie Valentina e al suocero Dorin, invalido al 100%.
La richiesta, inoltrata dall'uomo lo scorso novembre agli uffici tecnici, è rimasta così ferma dai primi di gennaio. Sospesa dall'Asl, che attendeva il documento che attestasse l’amputazione avvenuta 24 anni fa. Nel frattempo Santi è rimasto a casa per badare al suocero e il precario equilibrio familiare dei tre si regge intorno al sussidio di invalidità e a uno stipendio da 500 €. «Siamo stranieri, venendo qui siamo dovuti ripartire da zero», racconta Santi frustrato. Tra i qui pro quo della burocrazia pubblica, infatti, si barcamenano da circa un anno e mezzo, da quando sono emerse le prime difficoltà a pagare l'affitto.
Eppure hanno fatto tutto giusto: la presentazione della domanda per il bando generale di assegnazione alloggi di edilizia popolare (il n° 8, ancora da evadere), e quella di emergenza abitativa per l’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare motivata da sfratto per morosità. «Quando sono iniziati i problemi economici e non siamo più riusciti a pagare l’affitto il proprietario di casa ha presentato domanda di sfratto, così ho presentato richiesta di emergenza abitativa, avendo un invalido totale in casa», conferma. Ma c'è stato bisogno ancora di attendere. «Ci vogliono tanti documenti, e sembra che me ne dicano uno per volta. Facendo perdere tempo prezioso per presentare correttamente la pratica», si sfoga l’uomo. La prima richiesta per emergenza abitativa, infatti, sarebbe stata bocciata circa una settimana fa per mancanza di alcuni requisiti. «Per me questo mostra grande incompetenza, ci sono migliaia di case che vanno a marcire, per colpa della burocrazia, perché non le attribuiscono? - il suo appello -. Questo non mi va proprio giù».
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