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Le misure

Debito post-covid: UE valuta una “digital tax” per ripagare la cifra monstre di 350miliardi

Bruxelles dovrà restituire il denaro in maniera annuale a partire dal 2028, ma le entrate attuali sono insufficienti

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Dopo la crisi scatenata dalla pandemia, l’Unione Europea, davanti ad un debito cospicuo nei confronti dei mercati finanziari internazionali, che si aggira attorno alla cifra monstre di ben 350 miliardi di euro, che sono stati raccolti per sostenere la ripresa economica, dovrà scegliere in che modo restituire il denaro ai creditori. Questi fondi sono stati ottenuti tramite l’emissione di titoli di debito europei, sottoscritti da banche, fondi pensione, assicurazioni e altri grandi investitori globali.

A partire dal 2028, l’UE dovrà iniziare a restituire annualmente tra i 25 e i 30 miliardi di euro, una cifra che rappresenta quasi un quinto del bilancio comunitario. Il problema è che le entrate attuali non sono sufficienti a coprire questi esborsi.

Già nel 2021 erano emerse proposte di nuove imposte, come una tassa su prodotti importati ad alto impatto ambientale, un contributo sulle emissioni di CO2 e prelievi dalle grandi multinazionali. Ma molte capitali europee hanno bloccato l’iter, frenando ogni progresso.

Ora, con il calendario dei rimborsi che si avvicina, la Commissione Europea sta valutando nuove piste: tassare chi produce rifiuti elettronici senza riciclarli, imporre dazi su pacchi commerciali di basso valore e persino una tassa sull’ingresso nell’UE da Paesi terzi. Ma la proposta più calda sul tavolo è la cosiddetta “digital tax”.

Questa tassa digitale mirerebbe ai colossi del web come Google, Amazon e Meta. Secondo un documento riservato ottenuto da Politico, il progetto sarà discusso il 22 maggio dagli esperti europei, con l’obiettivo di chiudere un accordo entro il 16 luglio, in vista della definizione del bilancio UE per il periodo 2028-2034.

Il cammino però è in salita. Un accordo internazionale promosso dall’OCSE è naufragato nel 2024, e nel gennaio 2025 gli Stati Uniti hanno abbandonato i negoziati su impulso di Donald Trump. Di fronte a questo stallo, l’Unione sembra pronta a procedere da sola, come ha chiarito la presidente Ursula von der Leyen, decisa a non rinunciare a una svolta fiscale che possa finanziare il futuro della Comunità.

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