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il caso mediatico del delitto di garlasco

I social media assediano (non in senso buono) Garlasco, torna il caso Poggi questa volta sempre di più sotto i riflettori

La riapertura delle indagini sul caso Poggi riporta Garlasco sotto assedio mediatico, costringendo il sindaco a limitare l’accesso per tutelare i residenti, mentre social e politica alimentano il dibattito sul processo e la giustizia

I social media assediano (non in senso buono) Garlasco, torna il caso Poggi questa volta sempre di più sotto i riflettori

Da marzo 2025, con la decisione della Procura di Pavia di riaprire le indagini sul delitto di Chiara Poggi, Garlasco, piccolo comune lombardo di circa 9.500 abitanti, è tornata al centro dell’attenzione pubblica e mediatica. Dopo anni di relativa calma, la città si è ritrovata nuovamente assediata da giornalisti, cameraman e fotografi che presidiano via Giovanni Pascoli, la strada dove sorge la villetta del delitto.

La riapertura del caso, che ha portato alla luce nuove tracce di DNA riconducibili ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, ha scatenato un vero e proprio “circo mediatico”, simile a quello che paralizzò Garlasco nel 2007. Allora, con la condanna definitiva a 16 anni dell’ex fidanzato Alberto Stasi, la città aveva iniziato lentamente a tornare alla normalità, ma ora il ritorno dei media ha nuovamente sconvolto la quotidianità dei residenti.

L’assedio mediatico è tale che il sindaco Simone Molinari ha dovuto intervenire con un’ordinanza urgente per tutelare la sicurezza e la tranquillità dei cittadini. Dal 26 maggio via Giovanni Pascoli è stata chiusa al traffico veicolare, ciclistico e pedonale per tutti, eccetto i residenti, tramite transenne e controlli. La decisione mira a garantire un accesso più sicuro e regolare ai residenti, evitando l’affollamento e i disagi causati dalla presenza massiccia degli operatori dell’informazione e dei curiosi.

Il giornalista Stefano Nazzi, esperto di cronaca giudiziaria, sottolinea come questa nuova ondata mediatica, arricchita dal ruolo dominante dei social network, rappresenti un fenomeno nuovo rispetto al 2007. I social amplificano senza filtri notizie vere e false, creando processi paralleli sui media che spesso precedono quelli ufficiali, mettendo sotto pressione tutti gli attori coinvolti.

Secondo Nazzi, la riapertura del caso non è solo frutto della pressione mediatica, ma soprattutto del lavoro della nuova Procura che ha voluto approfondire piste investigative rimaste in sospeso anni fa. Questo fenomeno di riaprire e spettacolarizzare casi chiusi non è solo italiano, ma diffuso in diversi Paesi, anche se in Italia sembra diventare una narrazione mediatica consolidata.

Il caso Garlasco è anche finito sotto i riflettori politici: il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito irragionevole la condanna di Stasi, criticando la magistratura. Questo apre il rischio che la vicenda venga usata come strumento per attaccare il sistema giudiziario, già sotto pressione. Nazzi ricorda però che la magistratura è fatta di persone e, sebbene possano esserci errori, spesso sono gli stessi magistrati a riconoscere limiti e criticità del sistema.

Nonostante le difficoltà, Garlasco prova a ritrovare la normalità: il 31 maggio si svolgerà uno “Sport Day” con eventi sportivi locali e l’amministrazione comunale continua la sua normale attività con lavori di manutenzione e organizzazione di eventi. Ma la “tranquillità domestica” dei cittadini resta minacciata da questa nuova ondata di interesse mediatica che riporta la città sotto i riflettori nazionali.

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