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Salute e prevenzione
01 Giugno 2025 - 11:30
Il fascino millenario del vino, simbolo di identità culturale e radicamento territoriale in tutta Europa, è oggi minacciato da un nemico invisibile: i PFAS. A rivelarlo è l’indagine “Message from the Bottle”, pubblicata da Pesticide Action Network Europe, che ha analizzato 49 vini provenienti da 10 Paesi europei, compresa l’Italia. La ricerca ha scoperto la presenza diffusa di acido trifluoroacetico (TFA), un composto che deriva dalla degradazione di pesticidi contenenti PFAS e di gas fluorurati industriali.
I campioni testati includono 10 vini d’epoca (imbottigliati prima del 1988) e 39 prodotti recenti (tra il 2021 e il 2024), di cui cinque biologici. Mentre i vini più antichi risultano privi di TFA, la quasi totalità di quelli più recenti mostra contaminazioni. La media generale si attesta a 122 microgrammi per litro, con picchi che raggiungono i 320 microgrammi — circa cento volte la concentrazione media riscontrata nelle acque potabili.
Tra i Paesi esaminati, l’Austria detiene il primato negativo, con una media di 156 microgrammi di TFA per litro. Seguono Francia e Belgio. Anche alcuni vini italiani sono coinvolti: Chianti (120 µg/l), Prosecco (69 µg/l) e Kalterersee (43 µg/l) figurano tra quelli contaminati. Preoccupante è anche la presenza della sostanza in tutti i campioni biologici esaminati, seppure con valori più contenuti.
Lo studio attuale aggiorna una precedente indagine del 2017 condotta dal laboratorio tedesco Cvua di Stoccarda per conto della Commissione europea. Allora furono analizzati 27 vini, con una media di 50 µg/l di TFA e un picco di 120. Il nuovo report evidenzia dunque un netto incremento della contaminazione nel tempo.
Per anni l’industria chimica ha sostenuto che il TFA fosse innocuo. Tuttavia, ricerche recenti ne hanno dimostrato la persistenza ambientale e gli effetti negativi su suolo e vegetazione. Uno studio del 2021 ha inoltre collegato l’esposizione al TFA a gravi malformazioni fetali nei conigli, alimentando timori anche per la salute umana e la fertilità.
L’analisi ha anche rilevato la presenza di pesticidi tradizionali nel 94% dei vini non biologici, con tracce di fino a otto diversi principi attivi per bottiglia e un totale di 18 sostanze individuate. I vini biologici si difendono meglio: quattro su cinque non contenevano pesticidi.
Secondo Helmut Burtscher-Schaden, chimico ambientale di Global 2000 e promotore dello studio, “i risultati sono estremamente preoccupanti”. Anche Salome Roynel di Pan Europe chiede il ritiro immediato dei composti che rilasciano TFA. Cristina Guarda, europarlamentare di Europa Verde, sottolinea: “La chimica industriale sta inquinando anche il nostro vino. L’Italia, primo produttore mondiale, dovrebbe considerare la questione come una priorità nazionale e sollecitare l’UE a intervenire per proteggere salute, agricoltori e consumatori.”.
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