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il dramma

Roma, 47enne muore dopo liposuzione in studio non autorizzato: tre indagati per omicidio colposo

La Procura indaga su una struttura priva di autorizzazioni da oltre dieci anni. Disposta l’autopsia sul corpo della vittima

Roma, 47enne muore dopo liposuzione in studio non autorizzato

Ambulanza privata

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a seguito del decesso di una donna di 47 anni, di nazionalità ecuadoriana, avvenuto nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 giugno al Policlinico Umberto I. La donna era stata trasferita d’urgenza in condizioni critiche dopo un intervento di liposuzione eseguito in un appartamento adibito a studio medico nel quartiere Torrevecchia, a Roma.

Secondo le prime ricostruzioni fornite dagli inquirenti, l’intervento estetico era cominciato nel pomeriggio di domenica, intorno alle ore 17. Durante la procedura, la paziente ha manifestato gravi complicanze. L’intervento è stato interrotto e la donna è stata trasportata con un’ambulanza privata al Policlinico, dove è giunta alle 20:10. I tentativi di rianimazione, proseguiti per circa un’ora nella cosiddetta “sala rossa”, si sono rivelati vani.

Nel registro degli indagati sono stati iscritti tre operatori sanitari: il medico che ha eseguito la liposuzione, l’anestesista presente durante l’intervento e un’infermiera. La struttura è stata posta sotto sequestro. Il procedimento è coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e dal sostituto procuratore Andrea D’Angeli, che ha disposto l’autopsia per chiarire le cause esatte del decesso.

La struttura in cui si è svolto l’intervento risulta priva di autorizzazioni sanitarie dal 2012. L’ultima autorizzazione valida risale infatti al 2007 e, secondo fonti investigative, non è stata mai rinnovata. Si tratta di un appartamento privato riconducibile a Jose Lizarraga Picciotti, 65enne di nazionalità peruviana e cittadino italiano, già noto alle autorità per precedenti penali legati a episodi di lesioni durante interventi di chirurgia estetica effettuati nel 2006 e nel 2018.

Anche l’anestesista risulta avere precedenti, sebbene non direttamente connessi alla sua attività professionale in ambito sanitario. Le indagini dovranno ora chiarire se la struttura fosse attiva in maniera stabile, quanti pazienti vi si siano sottoposti a interventi e se esistano altri episodi non denunciati.

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