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Medio Oriente in fiamme
18 Giugno 2025 - 07:30
Missili (Fonte: ANSA)
Nel corso della notte si è verificato un nuovo scambio di missili tra Israele e Iran, segnando un’ulteriore escalation delle ostilità nella regione mediorientale. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno diramato l’allerta in diversi centri abitati, tra cui Tel Aviv e Gerusalemme, dove si sono udite esplosioni riconducibili al passaggio e all’impatto dei missili. Alcuni ordigni sarebbero caduti nel centro del Paese e nelle vicinanze della capitale, secondo fonti locali. L'IDF ha inoltre chiesto l'evacuazione immediata di un distretto di Teheran, a conferma del coinvolgimento diretto in un confronto bilaterale di crescente intensità.
Nel frattempo, l’Iran si prepara a una potenziale estensione del conflitto. Secondo quanto riportato dal New York Times, Teheran starebbe valutando la possibilità di attacchi diretti contro basi militari statunitensi dislocate in Medio Oriente, qualora Washington decidesse di intervenire a supporto di Israele. Fonti dell’intelligence americana avrebbero segnalato anche l’intenzione di minare lo Stretto di Hormuz, una delle rotte più strategiche per il commercio globale di idrocarburi. Attraverso questo stretto marittimo transita circa il 30% del petrolio mondiale: la sua chiusura provocherebbe ripercussioni economiche e logistiche a livello globale.
Il leader supremo iraniano Ali Khamenei, in un messaggio diffuso sulla piattaforma X, ha dichiarato che “la battaglia ha inizio” e ha ribadito la volontà della Repubblica islamica di “trionfare sul regime sionista”. Il presidente statunitense Donald Trump, in una dichiarazione ufficiale, ha affermato di non avere intenzione “per ora” di colpire direttamente la leadership iraniana, pur mantenendo l’opzione militare sul tavolo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha discusso la situazione direttamente con Trump da un centro operativo sotterraneo. Secondo quanto riferito, le due amministrazioni stanno monitorando costantemente l’evolversi degli eventi, mantenendo uno stato di allerta elevato. L’IDF ha segnalato ulteriori lanci missilistici nelle ore successive, confermando una nuova ondata di attacchi iraniani contro il territorio israeliano.
Nel contesto attuale, il rischio di un conflitto regionale su larga scala si fa sempre più concreto. L’eventuale coinvolgimento diretto degli Stati Uniti potrebbe innescare una serie di reazioni a catena, con ripercussioni su più fronti: energetico, politico e militare. Lo scenario rievoca le dinamiche della cosiddetta “guerra ombra” tra Iran e Israele, una lunga sequenza di operazioni coperte, sabotaggi e attacchi mirati che da anni caratterizzano il confronto tra i due Paesi, spesso al di fuori delle convenzioni belliche tradizionali.
La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione. Le Nazioni Unite hanno esortato tutte le parti a evitare ulteriori provocazioni, mentre i mercati petroliferi hanno già mostrato segni di instabilità a causa delle minacce legate allo Stretto di Hormuz. Un eventuale blocco navale in quell’area determinerebbe un’impennata dei prezzi del greggio e un rallentamento nei flussi commerciali tra Asia, Europa e Nord America.
La situazione resta fluida, ma i segnali attuali indicano che l’escalation non si è ancora arrestata. Una de-escalation diplomatica, al momento, appare distante.
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