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Diritti & obblighi
25 Giugno 2025 - 11:50
Immagine di repertorio
La Società Italiana di Neonatologia (SIN), affiancata dalla Società Italiana di Pediatria, ha depositato esposti alle procure di Torino, Milano, Brescia, Mantova, Lodi, Rimini e Roma contro l’avvocata mantovana Camilla Signorini, ideatrice delle cosiddette «Diffide Culla». Le lettere, inviate a reparti nascita in tutta Italia (fra cui l’ospedale Sant’Anna di Torino), intimano al personale sanitario di astenersi – senza consenso scritto dei genitori – da mascherine per la madre, prelievi ematici o di DNA del neonato, tamponi, profilassi con vitamina K, somministrazione di nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) e qualunque vaccinazione di routine; in caso di inosservanza si minacciano azioni risarcitorie fino a 100 mila euro.
Nel mandato alle procure SIN ipotizza l’esercizio abusivo della professione (art. 348 c.p.), la diffusione di notizie false idonee a turbare l’ordine pubblico (art. 656 c.p.) e il procurato allarme (art. 658 c.p.). Secondo i denunciatari, i divieti indicati nelle diffide confliggono con linee guida nazionali e con il dovere dei medici di prevenire rischi immediati per il neonato.
Vitamina K. La profilassi alla nascita riduce quasi a zero la “vitamin K deficiency bleeding”, una forma emorragica con incidenza stimata fra 4 e 7 casi ogni 100 000 nati vivi in assenza di trattamento.
RSV. Oltre il 60 % dei lattanti contrae il virus entro il primo anno di vita; l’anticorpo monoclonale nirsevimab, approvato in UE nel 2023, è raccomandato dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 per la stagione 2025-2026 .
Vaccinazioni obbligatorie. Dieci immunizzazioni (esavalente + MPRV) sono prescritte dalla legge 119/2017; il rifiuto totale può comportare l’intervento del giudice tutelare per la tutela del minore.
Le diffide, osserva SIN, potrebbero indurre i medici a omettere prestazioni standard, esponendo i neonati a patologie prevenibili e creando conflitti fra linee guida ospedaliere e richieste dei genitori. Le direzioni sanitarie hanno confermato che continueranno ad applicare i protocolli ministeriali su igiene, vaccinazioni e screening, segnalando eventuali dinieghi formali alle autorità competenti.
L’inchiesta dovrà stabilire se le comunicazioni dell’avvocata costituiscano mera consulenza legale o sconfinino in prescrizioni sanitarie riservate ai medici. Nel frattempo, i reparti nascita mantengono l’obbligo di informare i genitori e di garantire, in caso di rifiuto, la tracciabilità delle decisioni nell’interesse del neonato.
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