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Politica estera
27 Giugno 2025 - 16:05
La tensione sale tra le istituzioni europee e il governo ungherese a poche ore dal Pride di Budapest, in programma per domani, sabato 28 giugno. Poco dopo la mezzanotte di oggi, al termine della riunione del Consiglio europeo, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha reiterato un accorato appello alle autorità ungheresi. Ha chiesto che l'evento si svolga "senza timore di sanzioni penali o amministrative contro gli organizzatori o i partecipanti". Un intervento diretto al governo magiaro, che ha vietato la manifestazione, e al Premier Viktor Orban, il quale sostiene che Bruxelles debba astenersi dall'intervenire in quella che considera una questione puramente nazionale.
"Il diritto di riunirsi pacificamente è un diritto fondamentale che va rispettato da tutti gli Stati membri. Criminalizzare l'organizzazione del Pride o imporre multe ai partecipanti andrebbe contro tutto ciò in cui crediamo come Unione europea", ha sottolineato von der Leyen durante la conferenza stampa. La Presidente ha rimarcato come l'Unione sia fondata su "uguaglianza e non discriminazione", valori fondamentali sanciti dai trattati e che devono essere rispettati in tutta l'UE.
A metà marzo, l'Ungheria ha vietato le manifestazioni Pride con l'obiettivo dichiarato di "proteggere i minori". Una serie di emendamenti alle leggi esistenti dal 2021, che proibiscono la rappresentazione pubblica di "divergenza dall'identità di sé corrispondente al sesso alla nascita, cambio di sesso o omosessualità", ha aperto la strada all'uso della scansione facciale per qualsiasi tipo di reato, inclusa la partecipazione a un raduno vietato come il Pride. Nonostante il divieto della polizia di Budapest, il sindaco della città, Gergely Karácsony, ha annunciato che il Pride si terrà come evento municipale, sostenendo che ciò non richieda l'approvazione delle forze dell'ordine.
I partecipanti alla marcia rischiano multe fino a 500 euro, e le autorità ungheresi potrebbero utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificarli. Gli organizzatori, invece, rischiano fino a un anno di reclusione ai sensi della legislazione vigente. Tuttavia, l'uso del riconoscimento facciale in tempo reale equivarrebbe a una violazione dell'AI Act.
Il pacchetto di leggi UE sull'intelligenza artificiale, sebbene non ancora pienamente implementato, ha alcuni aspetti fondamentali in vigore da febbraio 2025, incluso il divieto di identificazione biometrica in tempo reale nei luoghi pubblici da parte delle forze dell'ordine. Una schiera di gruppi per i diritti umani sta quindi chiedendo alla Commissione di intervenire contro il potenziale uso di questa tecnologia, evidenziandone l'incompatibilità con l'AI Act in una lettera aperta inviata a von der Leyen e alla Commissione. Chiedono l'avvio di una procedura di infrazione contro l'Ungheria per violazione del diritto UE.
L'esecutivo UE non si è ancora espresso sulla questione e non ha risposto alle domande in merito degli europarlamentari, nonostante avesse confermato lo scorso aprile di stare "valutando" la nuova legge ungherese, aggiungendo che non avrebbe esitato a intervenire "quando appropriato." Da parte sua, Budapest rivendica la legittimità del riconoscimento facciale ai sensi dell'AI Act, che è più permissivo sull'utilizzo della tecnologia in ambito forense, purché avvenga con approvazione del tribunale, per reati specifici e dopo i fatti.
Secondo il Consiglio ungherese per le libertà civili, l'identificazione verrebbe eseguita basandosi su immagini fisse e il sistema può identificare solo individui con un documento d'identità ungherese con foto. Tuttavia, l'analisi legale condotta dai firmatari della lettera alla Commissione conclude che la polizia ungherese potrebbe connettersi direttamente ai sistemi dell'Istituto ungherese per le scienze forensi (Hifs) e vedere sul posto se c'è una corrispondenza tra l'immagine appena scattata e il registro, una meccanica che si adatterebbe alla definizione di "tempo reale" dell'AI Act.
Al Pride di sabato è prevista la partecipazione di diverse personalità di spicco nel panorama delle istituzioni europee, tra cui la Commissaria UE per l'Uguaglianza, Hadja Lahbib, e i presidenti dei gruppi socialisti (S&D), liberali (Renew) e Verdi al Parlamento europeo: Iraxte Garcia Perez, Valerie Hayer e Terry Reintke. Hanno confermato la loro presenza anche una serie di politici europei, tra cui Leo Varadkar, ex premier irlandese e primo apertamente omosessuale ad aver ricoperto quella posizione, e vari parlamentari italiani.
Il fronte von der Leyen-Orban si è aperto mercoledì, con un video pubblicato dalla Presidente della Commissione sui social per chiedere a Budapest di consentire lo svolgersi della manifestazione e assicurare il supporto alla comunità Lgbtqi+. "Esorto la Commissione europea ad astenersi dall'interferire negli affari di applicazione della legge degli Stati membri, dove non ha alcun ruolo da svolgere", aveva ribattuto su X il Premier ungherese, invitando l'esecutivo UE a "concentrare i suoi sforzi sulle sfide pressanti che affronta l'UE, aree dove ha effettivamente un ruolo chiaro e una responsabilità, e dove ha commesso gravi errori negli ultimi anni, come la crisi energetica e l'erosione della competitività europea".
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