l'editoriale
Cerca
Cronaca internazionale
02 Luglio 2025 - 17:35
Paramount Global, la holding che controlla CBS e altri media internazionali, ha annunciato ieri un accordo da 16 milioni di dollari per risolvere una causa legale promossa dal presidente Donald Trump, relativa a una puntata del celebre programma 60 Minutes. L’azienda punterebbe così a proteggere un'importante operazione societaria — ma rischia anche di intaccare la credibilità del suo brand giornalistico più prestigioso.
L’accordo, annunciato nella tarda serata di martedì 1 luglio, sembra però avere motivazioni ben più strategiche che giudiziarie. Paramount avrebbe infatti deciso di risolvere rapidamente la questione per non ostacolare una trattativa miliardaria: la fusione con Skydance Media, società di produzione cinematografica e televisiva fondata da David Ellison, figlio del magnate di Oracle.
All’origine dello scontro legale, un episodio della storica trasmissione d’inchiesta 60 Minutes, andato in onda su CBS, emittente controllata da Paramount. Secondo Trump, la puntata — in cui era ospite l'ex vicepresidente e rivale nelle elezioni Kamala Harris — sarebbe stata montata in modo da danneggiarlo politicamente, distorcendo alcuni suoi interventi e favorendo di fatto la campagna elettorale democratica.
Trump aveva inizialmente richiesto 10 miliardi di dollari di risarcimento, poi raddoppiati a 20. Ma ora si accontenta di 16 milioni. Perché?
La mossa di Paramount è tanto significativa quanto rischiosa. Invece di affrontare una lunga battaglia legale per difendere il proprio operato giornalistico, ha optato per un accordo economico extragiudiziale, senza alcuna ammissione di colpa.
La cifra, che sarà destinata a una fondazione legata a Trump (e non direttamente a lui), servirà a chiudere il procedimento, evitando ulteriori danni d’immagine e soprattutto — come molti analisti sostengono — a spianare la strada alla fusione con Skydance, valutata diversi miliardi di dollari.
L’accordo non è passato inosservato nel mondo dei media. La decisione ha sollevato forti perplessità in merito alla libertà di stampa e alla possibilità che aziende mediatiche possano cedere a pressioni politiche o legali in cambio di vantaggi economici.
Negli Stati Uniti, 60 Minutes è considerato un pilastro del giornalismo investigativo televisivo. Celebrità di alto rango sia politiche che non ne hanno preso parte, per questo e altro rinunciare a difendere il suo operato potrebbe segnare un precedente pericoloso. Alcuni ex dirigenti della redazione, come Wendy McMahon e il produttore Bill Owens, si sarebbero già dimessi, segno di un malcontento interno.
Trump ha commentato la notizia definendola una «grande vittoria contro i media falsi». L’accordo rafforza la sua narrazione di uomo solo contro l’establishment, proprio mentre è in corsa per un ritorno alla Casa Bianca nelle elezioni presidenziali del 2024.
Intanto, Paramount guarda avanti. La fusione con Skydance Media è considerata essenziale per il futuro del gruppo, in un settore sempre più competitivo e frammentato. Chiudere la partita legale con Trump potrebbe quindi rappresentare una mossa di pragmatismo aziendale, ma resta il dubbio: a che prezzo? E poi, è accettabile sacrificare la libertà editoriale sull’altare degli interessi economici?
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..