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la previsione
18 Luglio 2025 - 10:20
Milano rischia la paralisi edilizia. L’orizzonte temporale è chiaro: il 2026, anno delle Olimpiadi invernali e della chiusura dei cantieri legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Ma mentre i lavori avviati si avvicinano al termine, non si intravedono nuovi titoli edilizi. Lo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE) è bloccato: i funzionari, sotto pressione e nel timore di inchieste giudiziarie, evitano di firmare pratiche. Il risultato è che nessun nuovo cantiere può partire, e si teme una crisi sistemica del settore.
Nel settore si fa strada la consapevolezza che tra sei mesi potrebbe non esserci più nulla da costruire. La burocrazia legata alle autorizzazioni edilizie impiega in media dai due ai tre anni: un ritardo che oggi si scontra con lo stop delle pratiche. Nel frattempo, i cantieri in corso si stanno progressivamente esaurendo. Il “piano B” per gli imprenditori – lavorare su progetti terzi come quelli previsti a Milano – si rivela impraticabile. Anche le grandi opere urbane risultano congelate, accentuando lo stallo dell’intero comparto.
In questo contesto, torna con insistenza l’idea di commissariare gli uffici dell’edilizia milanese. Già a gennaio, il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Enrico Marcora aveva sollecitato l’intervento del prefetto Claudio Sgaraglia. La richiesta era quella di valutare un commissariamento del sindaco e dell’assessore competente, con il supporto del Ministero delle Infrastrutture e degli Uffici Regionali, per sbloccare le migliaia di pratiche in attesa.
L'allarme è confermato anche dalle parole dell’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, che ha annunciato un ammanco di 100 milioni di euro dagli oneri di urbanizzazione rispetto all’anno precedente. A cui si sommano i 165 milioni già mancanti nel 2024. Un buco che pesa sulle finanze comunali ma che, secondo Marcora, genera anche una crisi a catena: imprese edili, architetti, ingegneri, impiantisti e operai rischiano di fermarsi, con pesanti ripercussioni sociali ed economiche.
Per sbloccare la situazione, Marcora aveva proposto emendamenti al bilancio comunale: 300mila euro per aggiornare hardware e software degli uffici edilizi, e un milione di euro per l’assunzione di nuovo personale qualificato, tra cui giuristi e architetti. Misure concrete, respinte senza spiegazioni sia in sede di bilancio previsionale sia nella recente variazione di assestamento. Nel silenzio delle istituzioni e con la macchina amministrativa immobilizzata, la Milano delle grandi trasformazioni rischia lo stallo. A pagarne il prezzo potrebbero essere non solo le Olimpiadi e il Pnrr, ma l’intero comparto edilizio cittadino.
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