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IL TERREMOTO
30 Luglio 2025 - 16:10
Lontana da tutto, eppure al centro di uno dei sistemi geologici più instabili del pianeta.
La Kamchatka, sperone orientale della Russia affacciato sul Pacifico, è stata colpita da un terremoto di magnitudo 8.8. Un evento violento, ma non del tutto sorprendente: questa terra è uno dei cuori pulsanti – e pericolosi – dell’Anello di Fuoco del Pacifico.
La Kamchatka è lunga oltre 1.200 chilometri, grande quasi quanto l’Italia, ma abitata da appena 350 mila persone. Affacciata sul Pacifico da un lato e sul Mare di Ochotsk dall’altro, è un territorio poco popolato, dominato dalla natura: vulcani, ghiacci, foreste e una manciata di centri abitati, tra cui la città principale, Petropavlovsk-Kamčatskij.
Nonostante l’isolamento geografico, è un punto caldo per i geologi. La penisola ospita oltre 300 vulcani, una trentina dei quali ancora attivi. Il più noto è il Klyuchevskaya Sopka, tra i più grandi del mondo. Non a caso, l’intera regione è riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. L’attività sismica della Kamchatka non è una novità. La penisola si trova su una faglia dove la placca oceanica del Pacifico scivola sotto quella continentale, un fenomeno noto come subduzione. È lo stesso meccanismo che provoca i terremoti più forti del pianeta.
Nel 1952, un sisma di magnitudo tra 8.5 e 9.0 provocò uno tsunami con onde alte fino a 18 metri, uccidendo più di 2.300 persone. Anche nel 2020 si registrò un terremoto potente, magnitudo 7.5, con allerta tsunami e danni fortunatamente contenuti.
Il sisma di oggi conferma che la Kamchatka resta uno dei punti più critici dell’intero Anello di Fuoco. Gli scienziati monitorano costantemente la zona, ma la verità è che eventi di questa portata, qui, non sorprendono più. Restano però imprevedibili. In queste ore, si valutano i danni e si temono eventuali repliche. La speranza è che la popolazione, sparsa su un territorio vastissimo e difficile da raggiungere, sia stata messa in sicurezza.
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