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Salute
05 Agosto 2025 - 11:25
Quando pensiamo alle zecche, ci vengono subito in mente i rischi legati alle escursioni nei boschi e alla possibile contrazione della malattia di Lyme, provocata dal batterio Borrelia burgdorferi trasmesso dal loro morso. Tuttavia, un nuovo allarme riguarda ora anche il cibo: questi parassiti potrebbero veicolare un virus raro ma potenzialmente serio attraverso il consumo di latte e formaggi non pastorizzati.
A sollevare l’attenzione è l’ANSES, l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, che suggerisce di intensificare il controllo e di aumentare l’informazione rivolta al pubblico.
L’encefalite da zecche è una malattia causata da un virus che si trasmette principalmente tramite la puntura di zecche infette del genere Ixodes. Negli ultimi anni, però, in Francia e in altri Paesi europei sono stati registrati casi di contagio alimentare, una modalità meno conosciuta legata al consumo di latte crudo e prodotti caseari artigianali non pastorizzati.
Il meccanismo di trasmissione è il seguente: una capra infettata da una zecca portatrice del virus può trasmetterlo attraverso il latte senza mostrare sintomi evidenti. Nella prima settimana dall’infezione, questo virus viene escreto nel latte da capre, pecore o mucche. Se tale latte non viene sottoposto a pastorizzazione, cioè al trattamento termico che elimina virus e batteri, diventa un potenziale veicolo di trasmissione all’uomo, specialmente se consumato crudo o trasformato in formaggi freschi non pastorizzati.
Un episodio significativo si è verificato nel 2020 nel dipartimento francese dell’Ain, dove circa 40 persone si sono infettate dopo aver mangiato formaggi di capra locali non trattati termicamente. È stato il primo focolaio alimentare di encefalite da zecche documentato in Francia.
L’encefalite da zecche è rara: in Francia si contano mediamente tra 20 e 30 casi ogni anno. La maggior parte delle persone infette (circa l’80%) non manifesta sintomi, ma tra chi sviluppa la malattia dal 20 al 40% presenta complicazioni neurologiche simili alla meningite. Questi casi possono lasciare conseguenze durature come problemi cognitivi e riduzione dell’autonomia.
Il virus sta ampliando il suo raggio d’azione in Europa e in Francia, non più limitato all’Alsazia, regione tradizionalmente più colpita. Nuove aree di diffusione includono la regione Alvernia-Rodano-Alpi, dove la presenza di allevamenti all’aperto e l’alta circolazione virale aumentano il rischio.
I prodotti lattiero-caseari più a rischio sono:
Formaggi freschi o a breve stagionatura
A latte crudo (soprattutto di capra, meno frequentemente di pecora o mucca)
Non pastorizzati
Per prevenire la trasmissione attraverso il cibo, l’ANSES raccomanda alcune precauzioni fondamentali:
Pastorizzare il latte in caso di focolai o sospette infezioni negli animali
Limitare l’accesso degli animali alle zone infestate da zecche
Adottare la rotazione dei pascoli per ridurre il contatto con le zecche
Inoltre, è fondamentale potenziare la sorveglianza non solo dei casi umani, ma anche del virus negli animali sentinella come capre, mucche e cervi, oltre che nelle zecche raccolte sul territorio.
Gli allevatori e i lavoratori forestali risultano particolarmente esposti, con un rischio di infezione 13 volte superiore rispetto alla popolazione generale.
Diversi laboratori dell’ANSES sono impegnati nella ricerca per comprendere meglio:
La sopravvivenza del virus nei prodotti lattiero-caseari
L’efficacia della pastorizzazione e altri trattamenti contro il virus
La diffusione e la pericolosità dei vari ceppi
Al già noto dibattito sui rischi del consumo di formaggi a latte crudo, specialmente per i bambini, si aggiunge ora un’ulteriore preoccupazione legata alla possibile trasmissione del virus dell’encefalite da zecche attraverso questi prodotti.
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