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Il caso
06 Agosto 2025 - 20:36
Sovraffollamento, tensione, episodi di violenza: le carceri italiane sono al limite. Europa Radicale rilancia una proposta radicale, ispirata al modello britannico: introdurre il “numero chiuso” negli istituti penitenziari. Significa che se un carcere è pieno, chi deve entrare resta fuori, almeno finché non si liberano posti tramite arresti domiciliari, liberazioni anticipate o percorsi di reinserimento.
In Italia ci sono circa 62.000 detenuti a fronte di poco più di 50.000 posti disponibili. A Torino, nel carcere Lorusso e Cutugno, i posti regolamentari sono 1.117, mentre i detenuti superano quota 1.450. Milano e Foggia segnano il record nazionale con il 200% di sovraffollamento. Secondo Igor Boni di Europa Radicale, «la pressione sulle strutture genera esasperazione e violenza. Solo a Torino, in un anno, 22 agenti sono stati aggrediti, 31 feriti». A livello nazionale, i suicidi tra i detenuti sono 50 dall’inizio dell’anno. La proposta di numero chiuso è stata presentata da Boni insieme a Silvja Manzi e Samuele Moccia. «Prima di far entrare nuovi detenuti – spiega Boni – bisogna liberare spazi con strumenti alternativi. In Gran Bretagna funziona così». Sul fronte della mobilitazione civile, l’avvocato torinese Roberto Capra ha annunciato un digiuno a staffetta per richiamare l’attenzione sulle condizioni dei detenuti e sulla tutela dei loro diritti. «Digiuno per 50 persone dimenticate», ha scritto sui social, riferendosi ai detenuti suicidatisi dall’inizio dell’anno. L’iniziativa coinvolge anche l’avvocato Valentina Alberta e il magistrato Stefano Celli: ogni partecipante rinuncia a un giorno di cibi solidi come segnale di protesta e solidarietà.
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