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Il caso
07 Agosto 2025 - 20:54
Un altro suicidio dietro le sbarre. Un altro nome che si aggiunge all'elenco. Nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino, un detenuto di 45 anni si è tolto la vita questo pomeriggio, impiccandosi con un lenzuolo nel bagno della sua cella, nel padiglione C. L’uomo, residente a Genova, era stato condannato per furto e ricettazione. Da poco, la sua pena era diventata definitiva. A trovarlo, come spesso accade in questi casi, sono stati gli agenti della polizia penitenziaria. Hanno provato a soccorrerlo, ma era troppo tardi. L’accaduto è stato segnalato all’autorità giudiziaria, che potrebbe ora aprire un’inchiesta. A parlare è l’avvocata Roberta Di Meo, che assisteva il detenuto: «Era un ragazzo fragile. Di queste fragilità era stata informata la direzione del carcere dalla sua famiglia. Ora chiederemo accertamenti al magistrato, per capire se ci siano state negligenze o mancanze. Vogliamo tutelare la sua memoria e quella dei suoi cari». Secondo i dati dell’Osapp, il sindacato della polizia penitenziaria, si tratta del 53esimo suicidio in carcere da inizio 2025. Una cifra che, più che allarmare, fotografa la sistematica sofferenza di un sistema penitenziario al collasso: «Questi numeri sono solo la punta di un iceberg. Ogni giorno – denuncia il segretario generale Leo Beneduci – si registrano risse, aggressioni, traffici illeciti, malattie psichiatriche senza cure e un’assistenza sanitaria carente. Tutto sulle spalle di agenti senza mezzi e con organici ridotti all’osso, costretti a lavorare sotto la minaccia costante di procedimenti disciplinari o penali». Il suicidio avviene a sole ventiquattro ore di distanza da quello di Stefano Argentini, il 27enne detenuto a Messina per l’omicidio di Sara Campanella. Due tragedie, in due giorni. Ma lo sfondo è sempre lo stesso.
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