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31 Agosto 2025 - 14:10
Il costo degli alloggi per gli studenti continua a crescere, non solo nelle grandi città universitarie, ma anche in realtà più piccole, trasformando la possibilità di studiare lontano da casa in un lusso difficile da sostenere. Secondo gli studenti, quest’anno il prezzo medio di una stanza singola è salito da 461 a 613 euro al mese, con un incremento di 152 euro, risultato di quella che definiscono “speculazione pura”.
A Napoli, ad esempio, alcuni studenti fuori sede della facoltà di Lettere e Filosofia hanno protestato montando tende da campeggio per richiamare l’attenzione sul problema.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha confermato l’impegno a incrementare i posti negli studentati, con l’obiettivo di raggiungere 60mila nuovi alloggi entro giugno 2026. Attualmente il bando Pnrr ha ricevuto 60mila candidature per la costruzione dei posti letto, alcune già approvate e in fase di costruzione, altre ancora in attesa di valutazione o completamento dell’iter burocratico.
Dal 2023, inoltre, il V bando della legge 338 ha permesso di distribuire circa 805 milioni di euro, coprendo quasi 8.500 posti letto, con il finanziamento ministeriale pari al 75% e il restante a carico di università o enti regionali.
Secondo l’ultimo rapporto di Immobiliare.it, Milano guida la classifica con 732 euro al mese per una stanza singola, seguita da Bologna (632 euro), Firenze (606 euro) e Roma (575 euro). Gli aumenti più significativi si registrano a Trento (+163 euro, +42,8%), Modena (+121 euro, +31,4%) e Brescia (+120 euro, +30%).
Alessandro Bruscella, coordinatore nazionale dell’Udu, sottolinea come la media di 613 euro renda evidente la necessità di politiche abitative pubbliche più incisive: “L’abitare è un diritto, non un lusso. Studiare non può diventare un privilegio”. L’Udu ricorda che, nonostante circa 900mila studenti fuori sede, i posti letto pubblici disponibili sono meno di 50mila e che negli ultimi tre anni il costo degli affitti è aumentato del 38%.
L’associazione chiede quindi un rafforzamento degli investimenti nel settore degli studentati pubblici, per evitare che il diritto allo studio sia sempre più vincolato alla disponibilità economica delle famiglie.
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