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01 Settembre 2025 - 18:20
Di fronte all’emergenza del granchio blu, le strategie adottate si dividono in due approcci principali: c’è chi cerca di convivere con l’invasore trasformandolo in una risorsa, e chi invece continua a lavorare su soluzioni concrete per eliminarlo, con l’obiettivo di ripristinare gli allevamenti di vongole e i posti di lavoro compromessi fin dall’inizio della crisi del 2023.
Su questo fronte arriva una notizia incoraggiante: i dissuasori sonori, dispositivi progettati per tenere lontano il crostaceo, stanno mostrando risultati promettenti durante le prime sperimentazioni.
L’idea, nata quasi per caso, ha avuto origine da un’intuizione semplice ma efficace. Roberto Passarella, uno degli inventori polesani, racconta: “Tutto è cominciato quando, battendo su un tubo, ho osservato la reazione dei granchi”. Da quell’osservazione, insieme al tecnico elettronico Giacomo Perazzolo, è nato il prototipo del dissuasore: un apparecchio in acciaio, completamente autonomo grazie a pannelli fotovoltaici galleggianti, capace di emettere tre frequenze sonore differenti in ciclo continuo. Questo sistema impedisce ai granchi di abituarsi al rumore, mantenendo alta l’efficacia senza ricorrere a trappole o prodotti chimici.
I test sul campo, realizzati per più di sei mesi in un vivaio di Porto Levante di proprietà dell’allevatore Virginio Mantovan, hanno dato risultati sorprendenti. I dati preliminari indicano che il dispositivo può ridurre la presenza del granchio blu fino al 90%, proteggendo così le aree destinate alla molluschicoltura. Tanto che gli inventori hanno deciso di brevettare immediatamente la loro invenzione.
L’innovazione non è passata inosservata alle istituzioni. Il progetto è stato presentato a Ferrara alla presenza del commissario straordinario per l’emergenza, Enrico Caterino, e del prefetto Massimo Marchesiello. Enti scientifici come l’Ispra e l’Università di Padova sono stati coinvolti per validare i risultati, e saranno proprio loro a dover autorizzare la distribuzione dei dissuasori ai pescatori una volta completate le verifiche.
Al momento, però, i dispositivi non sono ancora stati diffusi. Autorità e associazioni di categoria, come Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna, invitano alla prudenza, consigliando agli allevatori di “attendere i risultati della sperimentazione ufficiale”. La cautela è motivata dai costi significativi del dispositivo, che variano tra i 2.000 e i 7.000 euro a seconda del modello.
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