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Dopo Armani: il futuro della maison e i volti della successione

Lo stilista ha lasciato due testamenti scritti di suo pugno. La sua eredità, costruita in oltre cinquant’anni, sarà gestita da un gruppo ristretto di familiari e collaboratori storici

Dopo Armani: il futuro della maison e i volti della successione

Il 4 settembre 2025 si è spento a 91 anni lo stilista che ha cambiato per sempre il modo di vestire il mondo. Ma Giorgio Armani, oltre che un simbolo della moda italiana, era anche il fondatore e unico proprietario di un impero da 12 miliardi di euro, un colosso industriale esteso tra moda, design, bellezza, ospitalità e sport. Un’eredità immensa, che ora trova finalmente la sua forma legale: i suoi due testamenti segreti, scritti di proprio pugno, sono stati aperti il 9 settembre davanti al notaio Elena Terrenghi.

I due documenti, datati 15 marzo e 5 aprile 2025, erano stati sigillati dallo stesso Armani, che ha scelto la forma testamentaria più discreta e personale. Una scelta coerente con il suo stile sobrio, riservato e controllato fino all’ultimo dettaglio.

Secondo le stime, il patrimonio complessivo dell’imprenditore comprende:

  • Il 99,9% delle azioni del gruppo Armani (lo 0,1% è della Fondazione Giorgio Armani, creata nel 2016),
  • La storica casa in via Borgonuovo a Milano,
  • L’amata villa-dammuso a Pantelleria,
  • Il rifugio privato di Broni, in provincia di Pavia,
  • Immobili di lusso in St. Moritz, Forte dei Marmi, Antigua e Saint-Tropez,
  • Il club Capannina di Forte dei Marmi, acquistato pochi giorni prima della morte,
  • La proprietà dell’Olimpia Basket Milano, rilevata nel 2008.

Ma l’eredità di Armani non è solo economica. È anche e soprattutto umana. Accanto a lui, per decenni, ci sono stati Silvana e Roberta Armani, le nipoti, Rosanna Armani, sorella dello stilista, e il nipote Andrea Camerana, oltre all’inseparabile Pantaleo Dell’Orco, storico braccio destro e oggi figura chiave nella continuità del gruppo.

La struttura della successione era stata delineata già nel 2016, e poi aggiornata due anni fa. Secondo quanto trapelato, il gruppo Armani sarà controllato da sei categorie di azionisti, identificati da lettere (da A a F), più altri senza diritto di voto. Tutti riceveranno dividendi nella stessa misura – il 50% degli utili netti – ma non avranno lo stesso potere decisionale.
I soci di classe A, ad esempio, avranno il 30% del capitale e il diritto a nominare l’amministratore delegato. I soci F deterranno il 10%, gli altri il 15%. Alcuni avranno diritto a voti tripli, per garantire continuità e controllo strategico. In questo assetto troveranno spazio sia i familiari, sia la Fondazione Armani, che continuerà a rappresentare i valori etici e culturali della maison.

Già in vita, Giorgio Armani aveva costruito la sua successione anche sul piano creativo. Da anni lavorava a quattro mani con Silvana Armani, responsabile delle collezioni donna, e con Leo Dell’Orco, che guida l’uomo. Lo stilista li aveva scelti come eredi della sua visione artistica, e lo aveva reso evidente già a giugno scorso, quando – convalescente – aveva saltato la sfilata e lasciato a loro il timone.

La sua presenza si sentirà ancora nella Milano Fashion Week del 23-29 settembre, dove sfilerà la Emporio Armani primavera-estate 2026. Ma il momento più emozionante sarà il 28 settembre, con una sfilata celebrativa per i 50 anni della maison nella Pinacoteca di Brera, curata da lui stesso fino agli ultimi giorni. Persino la colonna sonora dell’evento sarebbe stata scelta personalmente da Armani.

A Brera, il 24 settembre, verrà inaugurata anche una mostra che ripercorre mezzo secolo di stile, minimalismo e visione, per ricordare non solo un marchio, ma un uomo che ha cambiato le regole dell’eleganza.

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