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Il caso
28 Settembre 2025 - 10:19
Succede, a volte, che in un quartiere dimenticato da troppi — Parco Dora, più cemento che alberi — qualcosa riesca a funzionare. Succede che, mentre la politica si impantana in convegni senza folla, in tre giorni un festival porti 2.500 studenti, sedici scuole, ottanta laboratori. Succede che i posti a sedere non bastino, e la gente resti in piedi. Succede, insomma, che GiovaniAdulti — edizione numero tre — sia stato un successo. «Stiamo riportando la cultura nelle periferie, dove spesso arriva solo per sbaglio», dice Maurizio Marrone, assessore regionale al Welfare. C’erano tutti, o quasi, la seconda sera del festival. Il presidente della Regione Alberto Cirio. Il deputato 5 Stelle Francesco Silvestri, che con Marrone ha retto un faccia a faccia acceso ma corretto, moderato da Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità e direttore artistico della rassegna. Manca solo Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, che ha dato forfait all’ultimo. Una rinuncia che Marrone accoglie senza stupore: «Me lo aspettavo. Il Pd torinese è così arroccato che non avrebbe mai accettato un suo dirigente sul palco con me. Lo hanno dimostrato anche alla Festa dell’Unità». Eppure, anche senza Bonaccini, i dibattiti hanno riempito ogni sedia. E oltre. L’ingresso era libero, ma l’interesse reale, non solo di circostanza. Nessuna kermesse autoreferenziale, né relazioni imballate. Ma parole vere su Gaza, politica, conflitti, piazze. E silenzi pesanti su ciò che non si può dire, ma si capisce. Borgonovo ha diretto il traffico delle idee con la consueta libertà: «La scelta degli ospiti è sua — dicono dall’organizzazione — e rimarrà tale anche in futuro. Qui si invita chi ha qualcosa da dire, a prescindere da dove venga». Poi, l’ultimo giorno. E l’ultima polemica. Un murale dedicato a Charlie Kirk, attivista conservatore americano ucciso a settembre, compare su un muro di Parco Dora, realizzato dall’associazione Fiori di Ciliegio.
Neanche il tempo di inquadrarlo, che qualcuno lo ha vandalizzato nella notte: un segno nero sul collo, come un colpo di pistola, e scritte come “+Kirk, Acab” e “Tossico del crimine”.Marrone non la prende bene: «Chi ci accusa di seminare odio, esalta l’omicidio di un uomo. Quello sul murale è stato un gesto codardo. Ma noi andiamo avanti: l’opera verrà ripulita». Il paradosso di chi chiede pluralismo, ma non sopporta l’idea che esista anche quello altrui. A proposito di paradossi: ci sarebbe da studiare e farne un caso, il “caso Marrone”. Divisivo, netto, sincero. E più lo attaccano, più l’assessore fa breccia nel cuore della gente. E sono in tanti a sperare di vederlo indossare la fascia tricolore, quella che spetta al sindaco. Addirittura chi, per anni, ha votato nettamente più che a sinistra. «Mi sento onorato da chi mi manifesta stima e appoggio. Se il mio partito e gli alleati lo riterranno utile, io sono disponibile. Ma è una decisione che va condivisa». Tradotto: se il centrodestra lo vorrà, Marrone correrà per fare il sindaco di Torino. E in città, tra i corridoi della politica, se ne parla già.
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