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Il lutto

Lutto nel mondo dello spettacolo, è morto Remo Girone

L'attore si è spento a Monaco di Baviera all'età di 76 anni

Lutto nel mondo dello spettacolo, è morto Remo Girone

Si è spento a Monaco di Baviera Remo Girone, uno degli attori più amati e riconoscibili del panorama italiano. Aveva 76 anni e viveva da tempo nella città tedesca insieme alla moglie Victoria Zinny. La notizia della sua scomparsa ha colpito profondamente il mondo dello spettacolo, che perde un interprete capace di lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva del pubblico.

Il nome di Remo Girone resta legato in maniera indissolubile al personaggio di Tano Cariddi, il boss mafioso che dal 1987 al 2001 ha tenuto incollati gli italiani davanti al televisore nella saga de La piovra. Quando entrò nella terza stagione dello sceneggiato al fianco di Michele Placido, l'attore diede vita a un antagonista diverso da tutto ciò che si era visto fino ad allora sul piccolo schermo. Tano Cariddi non era solo violento, era intelligente. Non era solo spietato, era affascinante. Questa ambiguità rese il personaggio straordinariamente popolare, trasformando Girone nel volto del male televisivo per eccellenza.

Il boss mafioso lo accompagnò attraverso diverse stagioni della serie, dalla terza alla sesta senza interruzioni, per poi tornare nella decima. L'unica assenza significativa fu nella settima stagione, quando problemi di salute ridussero la sua partecipazione a una manciata di minuti nel finale. Ma anche quella breve apparizione bastò a ricordare al pubblico quanto quel personaggio fosse centrale nella mitologia della serie. Per Girone, vestire i panni di Tano Cariddi dopo tanti anni non fu mai una passeggiata. Sforzarsi di essere credibilmente un arrivista assetato di potere e di vendetta era arduo, e puntata dopo puntata aggiunse caratteristiche psicologiche che facevano del suo personaggio un antisociale, un gran osservatore e un abile manipolatore, cui mancava totalmente la compassione.

UNA CARRIERA TRA TEATRO, CINEMA E TELEVISIONE
Nato ad Asmara, in Eritrea, allora colonia italiana, Girone era figlio di emigranti e sin da giovanissimo partecipò a spettacoli teatrali e recital di poesie. Un critico teatrale del Giornale Dell'Eritrea, in una recensione del 1957, scrisse «ricordatevi di questo ragazzo, diventerà un grande attore». A soli 13 anni si trasferì a Roma per completare gli studi superiori, prima di diplomarsi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico.

La sua carriera teatrale lo portò a lavorare con i più grandi registi italiani e internazionali, toccando autori come Shakespeare, Cechov, Alfieri e Miller. Nel 1996 arrivò il trionfo al Festival di Edimburgo per Lo zio Vanja, che la critica internazionale celebrò senza riserve. Al cinema debuttò negli anni Settanta con Miklós Jancsó, ma fu Marco Bellocchio a credere per primo in lui come protagonista. Lavorò poi con Ettore Scola ne Il viaggio di Capitan Fracassa, con Peter Greenaway, Tom Tykwer e molti altri registi di calibro internazionale.

L'apice della carriera cinematografica internazionale arrivò nel 2019, quando James Mangold lo scelse per interpretare Enzo Ferrari in Le Mans '66 - La grande sfida, al fianco di Matt Damon e Christian Bale. Fu il riconoscimento che chiuse il cerchio di una carriera costruita sulla credibilità e sulla capacità di incarnare figure complesse, autoritarie, sfumate.

L'UOMO DIETRO IL PERSONAGGIO
Nel 1982 sposò Victoria Zinny, attrice argentina. Fu un matrimonio solido, che durò fino alla fine. Con lei e Karl Zinny, figlio di Victoria, nel 1991 condusse anche un varietà televisivo, Settimo Squillo, mostrando un lato diverso dell'attore, più leggero e familiare, lontano dalle figure drammatiche che lo avevano reso celebre.

La voce di Girone merita un capitolo a parte. Profonda, calda, inconfondibile. Disney la scelse per il capo Powhatan in Pocahontas, Ridley Scott per Saladino ne Le crociate. Era una voce che sapeva essere paterna e minacciosa, rassicurante e inquietante allo stesso tempo. Con Remo Girone se ne va un pezzo importante della cultura popolare italiana, un attore che ha saputo essere teatro, cinema e televisione con pari equilibrio e pari fama, lasciando un'eredità artistica difficile da dimenticare.

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