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Il caso
04 Ottobre 2025 - 16:13
Una notte di guerriglia urbana, dopo ore di corteo. Poi le spranghe, i vetri infranti, gli agguati sotto i portici e gli agenti feriti. Mentre i manifestanti si disperdevano, alcune frange più violente — a volto coperto — sono rimaste indietro, nascoste sotto i portici di via Po e via Pietro Micca. Quando i mezzi della Polizia si sono avvicinati, è partito l’attacco. Ieri sera, a Torino, è andato in scena un copione già visto, ma con un’intensità che ha alzato l’asticella dello scontro. «Una caccia alla divisa», la definisce Luca Pantanella, segretario provinciale del sindacato Fsp Polizia, in un comunicato dai toni durissimi diffuso nelle ore successive: «Siamo stanchi di essere trattati come carne da macello. Inseguiti, aggrediti, lasciati senza strumenti e senza regole d’ingaggio». Il bilancio parla di agenti feriti, mezzi danneggiati e personale costretto a chiamare rinforzi in piena notte. In supporto è intervenuto il V Reparto Mobile, attivato per contenere una situazione che, anche secondo fonti investigative, «ha superato il livello di tolleranza ordinario». Nel mirino del sindacato, però, non ci sono solo i gruppi antagonisti responsabili degli scontri. C’è anche, e soprattutto, la gestione politica dell’ordine pubblico: «Straordinari sottopagati, riposi calpestati, turni massacranti e pasti negati. A chi ci aggredisce è concesso tutto. A noi, che portiamo la divisa, nulla». Critica secca anche al silenzio istituzionale seguito agli scontri: «Il Paese si regge sul sacrificio quotidiano di chi viene mandato in piazza come bersaglio mobile. Ma non accetteremo più di essere pedine sacrificabili. Lo Stato cade, se i suoi poliziotti vengono traditi». Nel comunicato, Pantanella parla apertamente anche del «rischio sistemico» legato all’alleanza, già nota in ambienti investigativi, tra frange anarchiche, collettivi autonomi e giovani delle periferie – “maranza”, li chiama – «che non si riconoscono nello Stato, ma vogliono depredarlo».
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