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Il caso
01 Novembre 2025 - 08:35
Il settore avicolo italiano si conferma uno dei comparti più solidi e innovativi dell’agroalimentare nazionale, ma è oggi chiamato a fronteggiare uno scenario complesso, segnato da tensioni internazionali, politiche europee stringenti e crisi sanitarie che ne minacciano la competitività. È quanto sottolinea Coldiretti in occasione della tavola rotonda “Competitività, sicurezza alimentare e fiducia del consumatore: il futuro della filiera avicola italiana nel contesto globale”, organizzata da Unaitalia durante l’assemblea generale “L’avicoltura italiana guarda al futuro”.
In Piemonte la filiera conta oltre 32 milioni di capi e più di mille aziende attive, con 300 allevamenti avicoli e una produzione annua di circa 900 milioni di uova. La regione è la quarta in Italia per quantità prodotta e può contare su oltre 100 imprese specializzate che garantiscono un equilibrio costante tra produzione e consumo interno.
«La filiera avicola garantisce ai cittadini prodotti sicuri e tracciabili nel rispetto dei più severi standard europei in materia di benessere animale e sostenibilità ambientale. La mancanza di reciprocità negli scambi commerciali con Paesi extra Ue continua, però, a generare forme di concorrenza sleale, con prodotti importati a prezzi inferiori e ottenuti in condizioni produttive non paragonabili a quelle europee», spiega Bruno Mecca Cici, vicepresidente di Coldiretti Piemonte con delega alla zootecnia.
«Abbiamo bisogno di una sostenibilità reale, che tenga insieme obiettivi ambientali, economici e sociali. Solo così l’Europa potrà difendere la propria capacità produttiva e la sicurezza alimentare dei cittadini, rafforzando un modello di sviluppo che è parte integrante della nostra identità», concludono Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale.
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