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Lettini abbronzanti sotto accusa: il rischio di melanoma aumenta fino a tre volte

Uno studio scientifico rivela danni genetici diffusi su quasi tutta la pelle negli utilizzatori di abbronzatura artificiale e rilancia l’allarme sulla prevenzione

Lettini abbronzanti sotto accusa: il rischio di melanoma aumenta fino a tre volte

L’esposizione ai lettini abbronzanti non è una pratica priva di conseguenze: una recente ricerca scientifica dimostra che chi ricorre all’abbronzatura artificiale ha una probabilità quasi tre volte superiore di sviluppare il melanoma, una delle forme più aggressive di tumore della pelle. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha inoltre evidenziato un aspetto particolarmente preoccupante: i danni genetici non sono limitati a singole aree, ma coinvolgono quasi tutta la superficie cutanea.

Analizzando il DNA dei melanociti – le cellule responsabili della produzione di melanina e direttamente coinvolte nella melanomagenesi – i ricercatori hanno osservato che l’irradiazione artificiale provoca mutazioni estese, presenti anche in zone del corpo che normalmente non vengono colpite dalla luce solare naturale.

Nonostante i lettini abbronzanti siano classificati come cancerogeni di classe 1 dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) già dal 2009, il loro utilizzo resta diffuso. Gli autori dello studio chiedono quindi regole più severe, come il divieto per i minori e l’introduzione di avvertenze sanitarie simili a quelle presenti sui pacchetti di sigarette.

I dati dello studio epidemiologico

La ricerca è stata condotta da un team di scienziati statunitensi specializzati in dermatologia, biostatistica e medicina preventiva, appartenenti a importanti istituzioni accademiche. L’indagine è nata dall’osservazione di un numero insolitamente alto di diagnosi multiple di melanoma in donne sotto i 50 anni, un segnale che ha spinto i ricercatori a individuare possibili fattori di rischio comuni.

Il campione analizzato comprendeva circa 6.000 persone: 3.000 utilizzatori di lettini abbronzanti e 3.000 soggetti di controllo che non vi avevano mai fatto ricorso, selezionati in base a età, sesso e altri parametri. I risultati sono stati chiari: il melanoma è stato diagnosticato nel 5,1% dei soggetti esposti all’abbronzatura artificiale, contro il 2,1% del gruppo di controllo. Anche considerando elementi come familiarità oncologica e scottature solari, il rischio restava quasi triplo.

Mutazioni genetiche su tutta la pelle

Le analisi molecolari hanno rivelato che la pelle degli utilizzatori di lettini presentava circa il doppio delle mutazioni rispetto a chi non li aveva mai usati. Molte di queste alterazioni genetiche risultavano direttamente associate allo sviluppo del melanoma.

A differenza dell’esposizione al sole, che tende a danneggiare soprattutto le aree più scoperte, l’irradiazione artificiale sembra colpire in modo uniforme: le mutazioni pericolose sono state individuate su quasi tutta la superficie cutanea, incluse le zone normalmente protette.

Prevenzione e consapevolezza

Secondo gli esperti, molte persone iniziano a utilizzare i lettini abbronzanti in età adolescenziale, senza una reale consapevolezza dei rischi a lungo termine. Numerosi pazienti colpiti da melanoma raccontano di provare pentimento e frustrazione per decisioni prese quando erano troppo giovani per valutarne le conseguenze.

Per questo motivo, i ricercatori sottolineano l’urgenza di rafforzare le politiche di prevenzione sanitaria, limitare l’accesso ai minori e contrastare l’idea che l’abbronzatura artificiale sia una pratica sicura. Le evidenze scientifiche, ormai, indicano chiaramente il contrario.

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