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Crollo Musk
24 Aprile 2025 - 15:15
L’esperimento politico di Elon Musk alla Casa Bianca si chiude con un bilancio pesante, soprattutto per le sue finanze personali. A tre mesi dalla nomina a capo del Dipartimento dell’Efficienza governativa (Doge), il patron di Tesla e SpaceX ha annunciato il suo ritiro dalla politica, dopo aver visto evaporare circa 140 miliardi di dollari dal suo patrimonio.
Secondo le stime di Bloomberg, Musk è passato da un valore netto di 449 miliardi di dollari a inizio anno a 310 miliardi ad aprile, in gran parte a causa del crollo delle azioni Tesla, che hanno perso il 34% a Wall Street, bruciando oltre 500 miliardi di capitalizzazione.
A pesare sul colosso delle auto elettriche è stato anche il calo dell’utile netto, passato da 1,39 miliardi a 409 milioni di dollari nel primo trimestre 2025, ben al di sotto delle aspettative degli analisti. Anche il fatturato è in discesa, scivolando da 21,3 miliardi a 19,3 miliardi. “Il lavoro al Doge è completato, ora torno alle mie auto”, ha dichiarato Musk, ammettendo implicitamente che la sua parentesi nel governo non ha portato fortuna alla sua creatura più importante, Tesla.
Il dipartimento che guidava, creato da Donald Trump con l’obiettivo di tagliare la spesa pubblica e semplificare la burocrazia, doveva essere il fiore all’occhiello dell’efficienza americana. Musk aveva anche ricevuto il mandato di chiudere il Consumer Financial Protection Bureau, nel solco della deregolamentazione trumpiana. Ma l’esposizione politica di Musk sembra aver pesato sulla fiducia degli investitori, già in allarme per la concorrenza cinese nel settore dell’elettrico e per le incertezze legate ai dazi imposti da Trump.
Il 2 aprile, infatti, l’inquilino della Casa Bianca ha annunciato una nuova tornata di tariffe sulle importazioni, salvo poi fare parziale marcia indietro. Proprio quei dazi minacciano di colpire anche l’ecosistema industriale che gravita intorno a Musk, già indebolito. Solo a dicembre 2024 Musk era entrato nella storia come il primo uomo a superare i 400 miliardi di dollari di patrimonio personale, toccando perfino i 486 miliardi alla vigilia dell’insediamento di Trump, che aveva appoggiato pubblicamente.
Oggi, la maggior parte della sua fortuna resta ancorata a SpaceX, la sua compagnia spaziale privata, ma il sogno di un Musk “superministro dell’efficienza americana” sembra ormai archiviato. “Nessuna ideologia politica può proteggere un impero economico che scricchiola”, osservano gli analisti. E Musk, almeno per ora, torna a volare più basso.
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