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Guerra dei dazi

Amazon, dazi e tensioni con Trump: il prezzo della verità (nascosta)

Il colosso dell’e-commerce fa marcia indietro sull’idea di mostrare l’impatto dei dazi. E la Casa Bianca tira un sospiro di sollievo

Amazon, dazi e tensioni con Trump: il prezzo della verità (nascosta)

Nelle ultime ore ha fatto molto discutere negli Stati Uniti la notizia secondo cui Amazon avrebbe intenzione di mostrare ai clienti l’aumento dei prezzi causato dai dazi commerciali, una mossa che rischiava di rendere fin troppo visibile l’impatto delle politiche economiche di Donald Trump proprio in piena campagna elettorale. A far circolare per primo l’indiscrezione è stato il sito Punchbowl News, ma la reazione della Casa Bianca non si è fatta attendere: la portavoce Karoline Leavitt ha definito l’ipotesi «un atto ostile e politico», insinuando che dietro ci fosse un intento filo-cinese da parte di Jeff Bezos.

Secondo quanto emerso, Amazon stava valutando la possibilità di evidenziare le spese di importazione — comprese quelle influenzate dai dazi — su una piattaforma secondaria attiva solo negli Stati Uniti, chiamata Amazon Haul. Si tratta di uno spazio pensato per prodotti low-cost, tutti sotto i 20 dollari, creato per competere con giganti dell’e-commerce cinese come Shein e Temu. In un comunicato successivo, Amazon ha chiarito che l’idea non è mai stata presa in considerazione per il sito principale, e che anche su Haul si trattava solo di valutazioni preliminari.

Ma tanto è bastato per far scattare l’allarme. Lo stesso Trump ha raccontato di aver parlato al telefono con Bezos, descrivendolo poi pubblicamente come «fantastico» e «gentile» per aver «risolto il problema molto velocemente». Il retroscena è rivelatore: mostra quanto l’amministrazione sia sensibile, se non preoccupata, all’effetto che i dazi potrebbero avere sulla percezione dei consumatori. E infatti si è mossa in fretta per disinnescare quella che poteva diventare una comunicazione troppo esplicita dei costi che le sue politiche stanno imponendo agli americani.

A inizio aprile, Trump aveva annunciato dazi altissimi contro diversi paesi, salvo poi sospenderli per 90 giorni, con una sola eccezione: la Cina, su cui restano in vigore tariffe fino al 145 per cento. Un livello che di fatto paralizza il commercio tra le due potenze. Nel frattempo, sono arrivate alcune esenzioni selettive, come quelle per prodotti tecnologici o per le auto, ma il dannoeconomico e politico — è sempre più difficile da nascondere.

Questa vicenda ha anche riportato alla luce il complicato rapporto tra Trump e Bezos. Il fondatore di Amazon, che possiede anche il Washington Post, si è negli ultimi anni avvicinato all’ex presidente, con donazioni e segnali politici sempre più evidenti. A febbraio, proprio Bezos ha annunciato un importante cambio editoriale nella sezione opinioni del giornale, suscitando molte critiche e accuse di voler ammorbidire la linea nei confronti di Trump per proteggere i suoi interessi aziendali.

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