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Ambiente
26 Maggio 2025 - 15:40
Foto di repertorio
La Commissione europea si appresta a presentare nel mese di giugno 2025 la proposta legislativa relativa al nuovo obiettivo climatico al 2040. Al centro della proposta vi sarà la conferma della riduzione del 90% delle emissioni nette di gas serra rispetto ai livelli registrati nel 1990. Tuttavia, per facilitare il consenso tra gli Stati membri e superare le opposizioni emerse negli ultimi mesi, l’Esecutivo Ue intende includere nel piano una serie di misure legate alla flessibilità nell’attuazione.
Secondo quanto anticipato da fonti comunitarie, tra le opzioni allo studio figurano l’introduzione di meccanismi di compensazione internazionale del carbonio, che consentirebbero agli Stati membri di collaborare in modo volontario per contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni. Tali meccanismi, già riconosciuti in ambito multilaterale attraverso l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, potrebbero rappresentare un’opportunità per alcuni Paesi di bilanciare parzialmente le proprie emissioni attraverso progetti ambientali sviluppati in altre aree del mondo.
Un’ulteriore misura di flessibilità prevista è il riconoscimento delle cosiddette “rimozioni naturali” di CO₂, ovvero l’assorbimento di anidride carbonica da parte di suoli, foreste e sistemi agricoli. Queste rimozioni, già contabilizzate in parte negli attuali bilanci nazionali delle emissioni, potrebbero acquisire maggiore rilevanza nel computo dei target futuri.
L’approccio proposto ricalca quanto già adottato nel 2021 in occasione della definizione del target intermedio al 2030, fissato al 55% ma ridotto di fatto al 52,8% grazie ai margini di flessibilità. Le stesse dinamiche si stanno riproponendo in vista del 2040: alcuni Stati membri e forze politiche, in particolare il Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento europeo, hanno espresso perplessità sulla fattibilità dell’obiettivo del 90%, ritenuto eccessivamente ambizioso in un contesto economico incerto.
Il commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra, ha quindi avviato un nuovo ciclo di consultazioni con i governi nazionali, rinviando la presentazione della proposta, inizialmente prevista per il primo trimestre 2025.
Tra i Paesi che hanno chiesto una revisione al ribasso dell’obiettivo si segnala l’Italia, che ha proposto un target compreso tra l’80% e l’85%, ritenendolo più coerente con il percorso verso la neutralità climatica da raggiungere entro il 2050. La richiesta italiana si basa anche su considerazioni di ordine industriale e sociale legate ai costi della transizione.
In contrasto, il Consiglio scientifico consultivo dell’UE sui cambiamenti climatici ha raccomandato l’obiettivo del 90%, ritenuto necessario per mantenere l’Unione su una traiettoria compatibile con gli accordi internazionali sul clima.
Il compromesso che emergerà nei prossimi mesi sarà determinante per l’orientamento della politica climatica europea nella prossima fase. L’integrazione di strumenti flessibili potrebbe rendere l’obiettivo del 90% più accettabile a livello politico, ma resta da verificare se sarà sufficiente a garantirne l’effettiva realizzazione.
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