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ECONOMIA
05 Giugno 2025 - 16:18
La Banca Centrale Europea ha deciso di ridurre ancora una volta il costo del denaro, portando il tasso sui depositi al 2%, con un taglio di 25 punti base. Questo è l'ottavo intervento consecutivo, una misura che si inserisce nel piano di allentamento monetario per sostenere l'economia della zona euro. La BCE ha anche abbassato le previsioni per l'inflazione, prevedendo che nel 2025 si attesterà al 2%, un livello che la banca considera sotto controllo. Tuttavia, le prospettive future sono incerte, con gli investitori che si chiedono come evolverà la situazione economica alla luce dei negoziati commerciali tra Bruxelles e Washington.
Il tasso sui depositi scende quindi dal 2,25% al 2%, mentre il tasso sui rifinanziamenti principali si attesta al 2,15%, e quello sui prestiti marginali al 2,40%. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha ribadito che gli indicatori economici suggeriscono una stabilizzazione sostenibile dell'inflazione verso l’obiettivo del 2%, previsto per il 2025. Questo è stato il target iniziale della BCE prima che l'Europa si trovasse a fronteggiare le minacce dei dazi imposti dall'amministrazione Trump.
Nonostante il taglio, la BCE rimane cauta riguardo a ulteriori riduzioni. Gli analisti prevedono che, se la situazione economica non dovesse deteriorarsi ulteriormente, ci potrebbero essere altre misure di allentamento monetario entro la fine dell’anno, tra settembre e ottobre. Tuttavia, come ha sottolineato Lagarde, il futuro è appeso ai risultati dei negoziati commerciali in corso tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. La possibilità di un’escalation dei dazi potrebbe avere effetti negativi sull'economia dell'Eurozona, riducendo le previsioni di crescita e inflazione.
La BCE ha rivisto al ribasso le sue stime sull'inflazione per il prossimo anno. Il tasso di crescita dei prezzi dovrebbe scendere al 2%, mentre nel 2026 si prevede una diminuzione ulteriore all'1,6%, con una risalita al 2% nel 2027. Le revisioni sono dovute principalmente a previsioni di prezzi dell’energia più bassi e a un euro più forte. Tuttavia, non mancano le difficoltà per la crescita, con un PIL previsto in aumento solo dello 0,9% nel 2025.
Nel caso in cui le tensioni commerciali dovessero intensificarsi, la BCE avverte che i tassi di crescita potrebbero risultare più bassi rispetto alle stime attuali. La manifattura europea ha mostrato segni di ripresa, ma l’export resta penalizzato dai dazi e dal rafforzamento dell’euro. La presidente Lagarde ha ricordato che, sebbene alcuni settori, come i servizi, stiano rallentando, l'economia dell'Eurozona mantiene una certa resilienza grazie alla forza del mercato del lavoro, all'aumento dei salari e alla spesa per la difesa.
Il futuro economico della zona euro rimane indissolubilmente legato all’evoluzione delle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. L’impatto dei dazi potrebbe mettere a rischio la crescita e l'inflazione, come evidenziato anche dall'OCSE, che ha ridotto le sue stime di crescita per gli Stati Uniti. Tuttavia, la BCE mantiene una posizione di attesa, guardando con attenzione gli sviluppi nei negoziati. Nel frattempo, Christine Lagarde ha escluso ogni possibilità di una sua candidatura alla presidenza del World Economic Forum, ribadendo la sua determinazione a completare il suo mandato alla BCE.
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