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Economia
11 Giugno 2025 - 08:00
Christine Lagarde (Foto di repertorio)
Dal cuore finanziario di Pechino, Christine Lagarde ha lanciato un messaggio forte e chiaro al mondo: senza cooperazione, il sistema economico globale rischia di implodere sotto il peso del protezionismo. La presidente della Banca Centrale Europea ha parlato alla sede della Banca centrale cinese, mettendo in guardia contro l’erosione dei benefici del commercio internazionale.
“Dobbiamo collaborare – ha detto – per mantenere aperti gli scambi che hanno garantito prosperità. Questo significa restare ancorati al sistema multilaterale e lavorare con partner che condividano i nostri valori, nel rispetto delle regole del WTO”. Un appello alla stabilità in un momento in cui, secondo il Fondo Monetario Internazionale, le restrizioni al commercio sono triplicate dal 2019 e i dazi raggiungono livelli impensabili fino a pochi anni fa.
Lagarde ha evocato la saggezza di Confucio – “la virtù non è mai sola” – e ha ribadito che solo lo studio della storia può evitare una nuova spirale di tensioni. Ha quindi criticato le politiche commerciali unilaterali, senza citare direttamente l’amministrazione Trump, ma facendo chiaro riferimento a quella stagione di dazi e ritorsioni. “Le politiche coercitive non curano le cause degli squilibri – ha ammonito – ma minano le basi della prosperità globale”.
Nel mirino anche la crescente percezione di uno squilibrio nei conti con l’estero: non tanto i surplus e i deficit in sé, quanto la sensazione che siano alimentati da decisioni politiche anziché da dinamiche economiche naturali. “Quando questi squilibri non si correggono e appaiono pilotati, generano frustrazione e reazioni a catena”, ha osservato, evidenziando come oggi i surplus si siano allargati a più paesi mentre i disavanzi si concentrano in poche economie, con effetti distorsivi sulle catene globali del valore.
Lagarde ha poi puntato il dito anche sulle politiche industriali basate su sussidi: dal 2014, afferma, sono più che triplicate, alimentate tanto dalle economie emergenti quanto da quelle avanzate. E sul fronte della domanda, ha segnalato l’espansione del peso statunitense, oggi responsabile del 35% della domanda del G20. “Uno squilibrio che riflette sprechi in alcune aree e un eccesso di risparmio in altre, soprattutto a livello pubblico”, ha detto.
Nell’intervento, Lagarde ha ricordato anche la figura di Matteo Ricci, il gesuita italiano che nel XVI secolo seppe unire le conoscenze scientifiche di Oriente e Occidente in una grande mappa del mondo. Un simbolo della cooperazione possibile. “Le banche centrali – ha concluso – possono essere pilastri della stabilità e della cooperazione, anche in un’epoca segnata da volatilità e frammentazione”.
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