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Aumento prezzi
10 Luglio 2025 - 17:00
La crisi del burro è ormai globale. A giugno 2025 l’indice FAO dei prezzi lattiero-caseari ha segnato un nuovo picco: +0,5% rispetto al mese precedente. A pesare è la scarsità delle forniture in Oceania e nell’Unione Europea, mentre la domanda – trainata soprattutto da Asia e India – continua a crescere. Secondo l’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, il consumo globale di burro aumenterà del 2,7% nel 2025. In Cina si registra una crescita annua del 6%, a Taiwan del 4%, in India – primo consumatore mondiale – del 3%.
Nel cuore dell’Europa lattiero-casearia, la Francia, le scorte sono talmente ridotte che Laïta, una delle maggiori cooperative del settore, lancia l’allarme: «Ci saranno mesi con livelli di servizio leggermente inferiori, durante i quali non riusciremo a tenere il passo con le richieste di burro da parte dei consumatori», ha dichiarato Jean-Marie Le Bris a Les Echos. La Francia, tradizionalmente esportatrice, è ora costretta a importare: 210mila tonnellate di burro e 19mila tonnellate di burro concentrato nell’ultimo anno, oltre due terzi della produzione nazionale.
Le cause: meno latte, più formaggi e malattie negli allevamenti
La crisi ha radici profonde. Già dal 2022, il prezzo del latte aveva raggiunto livelli record per effetto dell’inflazione e del caro-carburante, spingendo molte aziende a privilegiare la produzione di formaggi, più redditizia. La produzione di burro è stata così penalizzata.
A questo si aggiungono le difficoltà nella gestione delle mandrie, sempre più esposte a ondate di calore e malattie. In Italia preoccupano la Blue Tongue e, più recentemente, la dermatite nodulare contagiosa: quattro focolai confermati in Sardegna e uno in provincia di Mantova, per oltre 900 animali coinvolti.
Nel nostro Paese, il comparto lattiero-caseario osserva con crescente tensione l’aumento dei prezzi. «I prezzi sono destinati a salire ancora per la forte domanda e per la minore richiesta sul mercato di polveri magre, la cui preparazione produce grasso in eccesso utilizzato per il burro», spiega Michele Falzetta, general manager di Latteria Soresina. L’azienda raccoglie 500 milioni di chili di latte l’anno e ha deciso di puntare proprio sulla materia grassa per far fronte alla possibile carenza autunnale.
Anche Assolatte conferma: «Sono molti mesi che le imprese burriere italiane sono preoccupate per l’impennata delle quotazioni all’ingrosso delle materie prime». In pochi mesi, i prezzi sono passati da 4,50 euro/Kg a oltre 7 euro/Kg, con difficoltà evidenti a trasferire questi rincari sul consumatore finale. Nonostante una recente stabilizzazione, i livelli rimangono nettamente superiori a quelli dello scorso anno.
Il settore si trova dunque in un equilibrio precario: a fronte di una domanda stabile o in crescita, le scorte rimangono basse e la produzione è sotto pressione. L’autunno, con la ripresa delle attività industriali alimentari e delle festività, potrebbe essere il vero banco di prova.
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